E’ l’icona indiscussa dello stile e della moda. In Italia e nel mondo. E’ simbolo e segno del costume italiano. Da ben venti anni. Se, infatti, è entrata nel mondo della moda durante gli anni Ottanta, quando il fratello Gianni le ha affidato la direzione del marchio Versus, è nel 1998, l’anno dopo la morte di lui, che impugna per la prima volta una matita in mano. La prima linea moda di Donatella Versace.
Le abbiamo chiesto durante la conferenza stampa, organizzata da da Massimo Leonardelli, della mostra “Heavenly Bodies: Fashion and the Catholic Imagination”, in scena al Metropolitan Museum of Art di New York, dal 10 maggio all’8 ottobre, un bilancio di quel che è Donatella. E di quel che è Versace. Scoprendosi anche per passioni, preferenze e stile di vita. Con, c’erano dubbi?, grande stile.
Era il 1998 quando Donatella Versace presenta la sua prima linea di moda…
Venti anni fa ha presentato la sua prima linea per Versace. Com’è cambiata la moda da allora?
Completamente rivoluzionata. Venti anni fa non c’era internet e non c’erano i social media. E niente poteva influenzare la moda, se non il lavoro del designer, del suo team, delle sue ispirazioni personali. La moda ormai è diventata democratica, tutti sanno cos’è la sfilata, ed è un appuntamento meno esclusivo. Non solo in Italia, ma in tutto il mondo. E’ stato difficile adattarsi, perché ero abituata a lavorare in maniera diversa, ma una volta capito il meccanismo è più bello adesso.
Si dice che la moda riflette il proprio essere: Donatella com’è cambiata e come la moda con lei?
Sono più realista, vedo quello che succede tutti i giorni. E vedo su internet quello che i ragazzi vogliono. La moda è diventata più un riconoscimento alla cultura di oggi, a quella dei giovani, ai millenials. Questi hanno una forte personalità, sanno cosa vogliono, e te lo trasmettono in qualche maniera. Non ci sono più vestiti super complicati: tutto è più facile, ma sempre riconoscibile.
Passiamo alla vita privata: tre cose che ti piacciono fare.
Leggere, viaggiare e ascoltare la musica.
E tre cose, invece, che hai capito che non vuoi fare?
Non ho mai fatto quello che non volevo, non c’è problema. (ndr, ride).