L’alcol potrebbe essere un fattore potenzialmente in grado di originare una molestia sessuale. Lo stabilisce una ricerca dell’Università di Lincoln, nel Nebraska (USA), secondo cui l’alcol incide negativamente sulla percezione che i maschi hanno delle donne. Un drink in più è infatti in grado di trasformare uno sguardo innocuo in uno ossessivo. Deviare l’attrazione emotiva verso quella sessuale. Facendo diventare la donna un mero desiderio maschile a dispetto delle doti umane. Un fenomeno che gli studiosi chiamano oggettivazione sessuale.
L’alcol cambia la percezione
La ricerca è stata condotta grazie ad test scientifici effettuati su un campione di 49 uomini di circa 20 anni di età. A 29 di loro, circa il 60%, sono state somministrate bevande alcoliche. Ai restanti è stata invece offerta una bevanda placebo. Cioè priva di effetti diretti ma in grado di creare aspettative a chi ne fa uso. A tutti sono state sottoposte fotografie di 80 donne. Scelte da selezionatori estranei e diversificate per la capacità di trasmettere il proprio appeal e la propria immagine. Ebbene il risultato – ottenuto grazie ad un sistema di tracciamento oculare – è apparso chiaro. Gli uomini spostavano lo sguardo dal volto per concentrarsi più intensamente sul seno o sui fianchi. In particolar modo coloro che avevano bevuto alcol.
Ma non si tratta di stabilire ancora una volta se l’alcol riduce i freni inibitori. La dottoressa Abigail Riemer – che ha guidato l’esperimento – ha spiegato che, tra gli obiettivi posti, c’è quello della prevenzione contro le molestie di ogni tipo. “Gli sguardi oggettivanti portano a disumanizzare le donne, afferma la Riemer. E getta potenzialmente le basi per atteggiamenti negativi. Come la violenza sessuale e la discriminazione di genere sul posto di lavoro.” Secondo gli studiosi il fenomeno dell’oggettivazione sessuale va combattuto in due modi. Da un lato smontando la convinzione di molti uomini per cui sia da ritenersi accettabile dirigere sguardi invasivi alle donne. Dall’altro agendo sulla consapevolezza femminile. “Capire perché si manifestano atteggiamenti di questo tipo – chiude la Riemer – è un primo passo per fermare i suoi effetti dannosi”.