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MasterChef: è tornato lo ‘yes we can’ della cucina

Il cooking show che traduce in passione culinaria il ‘sogno americano’. Perché ha tanto successo?

Sky Uno

MasterChef Italia torna su Sky Uno con una settima stagione rivoluzionata a partire dalle radici. Al posto di Carlo Cracco, lo chef che appare in fase decadente dopo l’addio allo show e l’aver perso una stella Michelin, c’è la new entry Antonia Klugmann a prendere il suo posto.

Formula che vince però non si cambia. E anche se viene stravolta la giuria, e nonostante ciò la Klugmann se l’è cavata molto bene resistendo al ‘bullismo’ soft degli altri giudici, a trainare lo show è soprattutto un’altra idea. Nei talent in generale, e quindi anche in questo MasterChef, ciò che rende il format spesso di grande successo, è un fattore ‘possibilità’. Il talent è tendenzialmente democratico e chiunque abbia un sogno può metterlo alla prova senza grandi sovrastrutture a impedirne la realizzazione. Almeno questa è l’apparenza.

MasterChef Italia
MasterChef Italia

Praticamente si tratta della trasformazione televisiva dell’american dream americano, dello ‘yes we can’ obamiano, della possibilità che l’amatoriale diventi ufficiale.

MasterChef Italia: se l’amatoriale diventa ufficiale

Anche se di pressappochismo ne abbiamo visto davvero poco in questa prima puntata. Sì, ci sono concorrenti un po’ sbruffoni che sognano i cinque minuti di gloria. Ma tra di loro anche chef mancati. Personaggi che nelle loro cucine domestiche praticano da anni e con severa disciplina l’arte della cucina.

P come passione oltre che possibilità. Questa un’altra delle emozioni che trasformano il programma in un oggetto di sicuro gradimento. Con la passione il pubblico si identifica e comincia a tifare per il concorrente che più gli somiglia. O al quale più vorrebbe assomigliare.

L’effetto specchio insomma è assicurato. Soprattutto perché nello show troviamo al centro delle dinamiche del gioco un patrimonio assolutamente nazionale: il cibo.

Almeno nel nostro Paese non c’è anima imbruttita che non sappia sottolineare il valore di un piatto di pasta al pomodoro. Per questo alla fine il giudice più severo non siede nella cucina televisiva ma nel pubblico. Dal cuoco, al meno abile chef che cucina per necessità e non per amore, il pubblico italiano è educato a standard sopra la media. E questo rende la competizione ancora più accesa.

 

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