Dietro il miraggio degli affari on line si cela sempre più spesso il rischio del malaffare. Se è infatti vero che il trend dello shopping su internet è in costante crescita, va di pari passo anche la vendita di prodotti contraffatti. Lo certifica uno studio commissionato da MarkMonitor, azienda che si occupa di proteggere la reputazione e il business di grandi brand a livello mondiale. Sono proprio le Big Company le prime vittime del commercio on line di beni non originali. Con il rischio di perdere fatturati e credibilità. Come del resto anche i consumatori. Che il più delle volte sono complici inconsapevoli del dilagare di un fenomeno apparentemente incontrastabile.
In effetti il controllo della rete, dei canali di vendita digitale, è molto più complesso di quello tradizionale. Spesso è difficile risalire alla filiera produttiva, effettuare controlli, monitorare un commercio che si muove su scala globale. E che, secondo l’Ocse, ogni anno costa 85 miliardi di dollari solamente all’interno del mercato dell’Unione Europea. La ricerca di MarkMonitor è stata effettuata su un campione di 3.455 adulti, residenti in nove paesi. La maggior parte europei – Regno Unito, Danimarca, Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Spagna, Svezia – oltre agli Stati Uniti. Secondo MarMonitor il 91% degli intervistati ha dichiarato di non aver cercato di acquistare un prodotto falso. Ma non sempre le buone intenzioni vengono ripagate. Il 31 % degli acquirenti ha aggiunto di essere stato ingannato e di aver ricevuto un prodotto solo simile all’originale.
Il rischio di una brutta figura
Il fenomeno è purtroppo in aumento e preoccupa per due ordini di motivi. Da un lato perché rispetto al 2016 si è registrato un netto peggioramento che pesa un ulteriore 35% di acquisti di prodotti non originali. Dall’altro perché molto spesso l’inganno – o la ingenuità – sono recidive. Oltre un terzo (il 34%) degli intervistati ha dichiarato di essere incappato in un incauto acquisto altre due o tre volte. Un ulteriore 11% ha affermato che è capitato dalle tre alle cinque volte, mentre un 5% ha superato anche questa soglia.
Cosa fare per ridurre il problema? Per l’86% la responsabilità principale resta del brand. Che ha l’obbligo morale di intervenire per proteggere innanzi tutto se stesso. E poi i consumatori, che spesso finiscono con perdere fiducia in quel marchio e smettono di acquistarlo. Specie dopo averlo regalato ed incassato una pessima figura.