26Che sia per la crisi economica o per la globalizzazione che ha rimpicciolito il mondo, sempre più giovani scelgono di trasferirsi all’estero. Secondo le stime, soltanto nel 2016 ben 48.600 giovani tra i 18 e i 34 anni hanno lasciato l’italia. Il 23,3% in più rispetto all’anno precedente. Numeri che fanno riflettere. E che, spesso, si tramutano in traumi per i genitori che vedono i propri ragazzi andare via. La sindrome del nido vuoto colpisce un numero sempre crescente di genitori, soprattutto mamme. Non è semplice, infatti, affrontare l’allontanamento dei propri figli. Specialmente quando scelgono di trasferirsi all’estero riducendo notevolmente la possibilità di vedersi con frequenza.
Club 50 Plus, la prima community europea dedicata agli incontri e alle amicizie per gli ultracinquntenni, ha dedicato una ricerca al fenomeno. Attraverso le testimonianze di utenti che avevano già vissuto l’esperienza, ha analizzato i modi in cui i genitori italiani affrontano il trauma dell’abbandono.
Come vincere la sindrome del nido vuoto
Vedere un figlio lasciare il nido è sempre un momento delicato nella vita di un genitore. Rimanere impassibili è impensabile. Ma esistono tanti modi affrontare il trauma in maniera brillante. E con il tempo non è detto che non si arrivi anche ad apprezzare la nuova situazione. Vivere il distacco gradualmente può essere un buon modo per non lasciarsi travolgere dalla solitudine. Imparando a gestire la lontanza già dai primi soggiorni fuori casa dei figli si potrà affrontare più facilmente il momento dell’allontanamento definitivo. Risulta altrettanto importante non chiudersi nel passato. Non bisogna trasformare in un tempio la vecchia cameretta dei ragazzi. Non bisogna lasciare tutto esattamente com’era al momento della partenza. Anzi si può trasformare la stanza in un ambiente stimolante in cui dedicarsi ai propri interessi.d
Un aiuto viene dalla tecnologia
Moltissimi genitori, inoltre, trovano conforto nella teconologia. Un computer o uno smartphone possono dare la sensazione di essere più vicini ai propri ragazzi. Anche quando si vive lontano, social network e videochiamate permettono di tenersi facilmente in contatto. E chissà che non diventino una buona occasione per imparare ad apprezzare le nuove tecnologie e tutte le loro potenzialità.
Non lasciarsi prendere dallo sconforto
La parola d’ordine è reagire. Chiudersi in sè stessi contribuisce soltanto ad aggravare gli stati d’animo tipici della sindrome del nido vuoto. Bisogna aprirsi al mondo, appoggiarsi agli affetti e, perchè no, fare nuove amicizie. Il vuoto lasciato dalla partenza di un figlio può essere colmato in tanti modi. Dedicandosi ai propri hobby, ad esempio. Riscoprendo il piacere della vita di coppia. Ed anche riprendendo in mano qualche vecchio sogno accantonato per dedicarsi alla famiglia. Non ci vorrà molto per accorgersi che il tempo passerà in fretta. E che senza rendersene conto è già arrivata l’ora di andare a dormire. E se prima di mettersi a letto la nostalgia dovesse prendere il sopravvento, si può sempre accendere il telefono o il pc per dare il bacio (virtuale) della buonanotte al proprio “bambino”.