Non c’è dubbio che alcuni abbinamenti cibo/vino esaltino al meglio tanto il gusto della bevanda, quanto quello del piatto. Non si può negare che un buon piatto di frutti di mare doni il meglio di sè quando viene accompagnato da un inebriante vino bianco. O che un succulento secondo a base di carne si esalti alla perfezione assieme ad un calice di rosso. E’ tutto vero e tutto giusto. Ma queste asserzioni non tengono conto di un elemento fondamentale: i gusti del consumatore. Ha poca importanza che un abbinamento funzioni alla perfezione se poi il palato di chi lo sperimenta non ne apprezza i risultati. Perchè non a tutti, infatti, piace ogni tipo di vino. E’ quanto sostiene Carl Borchgrevink, ex chef e coordinatore di una ricerca che si basa sulla teoria dei vinotipi di Tim Hanni. Il Daily Mail ne ha riportato i risultati.
Ad ogni vinotipo il suo vino ideale
Tim Hanni è uno chef statunitense nonchè uno dei primi negli USA ad aver ottenuto la qualifica di Master Wine. La sua teoria dei vinotipi sostiene che le preferenze di un certo tipo di vino siano legate ad alcuni fattori. Preferire un bianco dolce ad un rosso corposo potrebbe avere, infatti, ragioni genetiche, ma anche ambientali e caratteriali. Il gradimento, inoltre, può variare nel tempo e cambiare in base alle esperienze di vita. In particolare Hanni ha individuato quattri differenti vinotipi.
Si tratta di differenti profili di consumatori che, in base ai gusti e ad alcuni elementi della personalità, individuano il tipo di vino preferito. Si va dal dolce (che gradisce vini bianchi e delicati), al tollerante (che preferisce i rossi corposi), passando per l’ipersensibile ed il sensibile che si collocano in posizioni intermedie. Generalmente chi ama bevande dolci e mette molto sale sul cibo, ad esempio, appartiene al vinotipo dolce. Chi, invece, ama il caffè nero e i sapori intensi generalmente ricade nel vinotipo tollerante.
Utilizzare i vinotipi per consigliare i vini giusti
Su questa teoria si basa lo studio della Michigan State University condotto da Carl Borchgrevink e Allan Sherwin. I ricercatori hanno organizzato un percorso enogastronomico in 12 differenti stazioni. Ad ogni tappa i partecipanti dovevano valutare il cibo ed il vino assaggiati. Prima singolarmente e poi in abbinamento l’uno con l’altro. Ebbene, valutando le caratteristiche dei soggetti esaminati e le loro preferenze di consumo basandosi sui criteri proposti dalla teoria dei vinotipi, i ricercatori sono stati in grado, con un esiguo margine di errore, di individuare il tipo di vino preferito da ognuno.
Questo dimostra che il palato interpreta un ruolo fondamentale nel gradimento della bevanda. E, soprattutto, suggerisce quanto i gusti personali siano più importanti degli abbinamenti studiati a tavolino. In questa ottica, dunque, sommelier e camerieri dovrebbero rivedere i criteri in base ai quali consigliano un vino. E non forzare il consumatore a scegliere la bevanda che si ritiene debba essere necessariamente quella che meglio si sposa con il piatto servito. Piuttosto dovrebbero essere formati per individuare ciò che il palato del consumatore gradisce di più. E con la teoria dei vinotipi potrebbero essere facilitati in questo senso. Ponendo, infatti, alcune semplici domande sulle abitudini e sulla personalità del cliente, potrebbero selezionare con facilità i vini che potrebbero piacergli.