La paura è probabilmente l’emozione che più di ogni altra ha aiutato le specie animali ad evolversi. Tutti gli organismi la provano: dal moscerino all’uomo, dal batterio all’elefante. Se minacciati, si spaventano, e pertanto reagiscono. Un predatore, una condizione pericolosa, una minaccia ambientale: se questa emozione non esistesse, si rischierebbe la vita. Una sorta di allarme che il cervello formula mettendo in comunicazione la sua parte razionale con quella emotiva.
Come funziona la paura
La scienza ci dice che la paura nasce dall’amigdala, parte del cervello preposta alla gestione delle emozioni. Essa funge da ‘allarme’, attivando in una frazione di secondo le aree del cervello preposte a far fronte all’emergenza. Tutti possono provare paura, e di fronte ad essa comportarsi con la strategia della ‘fuga’ o quella della ‘lotta’ (‘flight or fight’ in inglese). Ovvero fermarsi ad affrontare quello che ci terrorizza, o fuggire a gambe levate.
Tuttavia, una particolarità umana sta nel proiettare le paure al di fuori del tempo attuale. Ovvero, temere per il futuro, o avere il terrore di qualcosa ‘in potenza’ (le malattie, la morte di qualcuno). Inoltre, mentre nella maggior parte del mondo animale le situazioni di pericolo, di dolore, di difficoltà si apprendono per esperienza, è esclusivamente umana la capacità di imparare anche per sentito dire. Per temere un cane che ringhia, uno sconosciuto in casa, una macchina che corre all’impazzata non serve essere stati prima morsi, o aggrediti, o investiti. Sappiamo che dobbiamo averne paura perché a qualcun altro è successo.
Ci sono poi paure meno intense, da catalogare come ‘ansie’. Che possono ad esempio riguardare la sfera sentimentale, professionale (‘temo che il mio lavoro andrà male’, ‘temo che Tizio o Caio mi lascerà’). O paure che diventano fobie, spesso legate a qualche aspetto profondo della psicologia. Queste forse sono le emozioni meno ‘utili’, perché non ci tengono lontano da un pericolo reale, ma piuttosto da un ‘tilt’ tra la parte razionale e quella emotiva del cervello.
C’è anche chi la ama…
Eppure ci sono persone che amano la sensazione di terrore. E sono tante. Pensate alle feste di Halloween. Alle case stregate nei luna park. Ai film dell’orrore. Com’è possibile che una emozione legata al pericolo, che ci mette in allarme, sia, in certe situazioni, piacevole? La spiegazione è semplice: il cervello viene messo in allerta dallo stimolo terrificante, ma la sua parte razionale è consapevole del fatto che il pericolo non è reale. E quindi la scarica di emozioni e di sensazioni fisiche che deriva dal terrore si trasforma in eccitazione, divertimento. Può diventare addirittura distensiva.