Che bella comodità avere la tazza in ufficio! Rassicurante, pronta a essere utilizzata nei momenti di break e soprattutto personale. Ecco: personale. Anche riguardo ai batteri che possono annidarsi al suo interno. Riguardo all’igiene degli oggetti che troviamo in ufficio, si sono espressi esperti di microbiologia ambientale. Come il dottor Charles Gerba, professore dell’Università degli Stati Uniti. E le sorprese in fatto di germi, non mancano.
Tazza in ufficio: lavarla o no?
Secondo lo studio condotto da Gerba “il 20% dei batteri coliformi presenti sulla tazza prima di consumare la bevanda, aumentavano fino al 100% dopo il lavaggio con una classica spugnetta da cucina”. Il tipo di batterio E. coli faceva la sua comparsa proprio dopo il lavaggio.
Quello trovato sulla tazza in ufficio è un tipo di batterio che provoca dolori e crampi addominali. Ma non solo. Anche diarrea, nausea, vomito e spossatezza. Niente male per un caffè sul lavoro, no? Il consiglio sarebbe quello di portarsi la tazza a casa. Utilizzando spugnette casalinghe, regolarmente sostituite, i danni sarebbero minori. Ancora meglio se la mug viene lavata in lavastoviglie. “La presenza di condizioni non sanitarie nella cucina dell’ufficio o nelle aree di preparazione del caffè è preoccupante. Potenziali agenti patogeni richiedono l’avvio di adeguati standard sanitari”, continua Gerba.
Dalla tazza alla fotocopiatrice: igiene in ufficio
Purtroppo la tazza che teniamo in ufficio non è la sola fonte di batteri. Secondo alcune ricerche inglesi, la scrivania può ospitare più germi dell’asse del water. Tutto ciò che viene utilizzato da più persone è da guardare “trattare” con le dovute cautele.
La fotocopiatrice per esempio. Alza e abbassa, spingi il pulsante e preleva il foglio. In quanti compiono queste azioni? E se tra i colleghi c’è qualcuno con il raffreddore? Le conseguenze sono facilmente intuibili. Stesso discorso per le sedie, la tastiera del pc o le maniglie delle porte (in primo luogo quelle dei bagni). Lungi dal recarsi in ufficio con guanti e mascherina, occorre assicurarsi che l’ambiente lavorativo sia pulito giornalmente. E lavarsi le mani ogni volta che si utilizzano strumenti “comuni”.
Tornando alla tazza in ufficio, Jeffrey Starke, professore al Baylor College of Medicine, consiglia di non lavarla. Insomma: i batteri al suo interno sono i nostri, e finché rimangono tali non corriamo pericoli. Non è dunque necessario sciacquarla. A meno che non sia stata utilizzata da altri o al suo interno si trovino residui di zucchero, miele o latte. L’esperto di malattie infettive, intervistato dal Wall Street Journal, avverte di custodire gelosamente la nostra mug e di evitare di procedere a operazioni di pulizia con le “sporchissime” spugnette da cucina. Quelle sì, che sono un vero e proprio paradiso per le infezioni…