La pausa pranzo è uno dei momenti più attesi della giornata lavorativa. Serve per staccare la spina, spezzare la fatica del lavoro e, perché no, per stare un po’ in compagnia. Il tempo a disposizione non è molto, nella maggior parte dei casi (75%) meno di un’ora. Ma è sicuramente ben speso, grazie alle portate che si consumano e alle chiacchiere con i colleghi. Senza cellulari e posta elettronica sempre sotto mano. E’ proprio così, infatti, che gli Italiani trascorrono la loro pausa pranzo. Lo ha rivelato uno studio condotto dalla Repas Lunch Coupon, società italiana fornitrice di buoni pasto da oltre trent’anni.
Dieta mediterranea regina della pausa pranzo
L’indagine ha analizzato anche le principali tendenze alimentari al momento del pausa pranzo. Che si mangi fuori o che ci si porti il pranzo da casa, come avviene ormai sempre più spesso secondo i dati raccolti, le portate preferite dagli Italiani sono quelle tipiche della dieta mediterranea, scelte dall’89% degli intervistati. Un bel piatto di pasta nella maggior parte dei casi (oltre il 48%), oppure frutta e verdura per chi desidera tenersi leggero (43,5%). Elemento quasi imprescindibile di ogni pasto che si rispetti è il caffè. Quasi il 70% degli Italiani non può proprio rinunciarci. Prediligendo un profumato espresso da sorseggiare al bar (68,5%) rispetto a quello delle macchinette.
La compagnia prima di tutto
Anche se il tempo a disposizione non è molto, per la maggior parte dei lavoratori la pausa pranzo è un’occasione per stare in compagnia. La maggior parte degli intervistati consuma il pasto insieme ai colleghi. Senza cellulari sotto il naso o mail da controllare (57%). Solo chiacchiere e relax tutti assieme.
E i buoni pasto? Si usano per fare la spesa
La società che fornisce i buoni pasto e che ha condotto gli studi afferma che soltanto una minoranza dei consumatori li utilizza per pranzare nelle giornate di lavoro. Ben il 63% di chi li riceve li usa, infatti, per pagare la spesa al supermercato. I coupon, considerati uno dei benefit più graditi sia dalle aziende che dai lavoratori, per molti Italiani si trasformano, dunque, in un vero e proprio sostituto del denaro.