“Se dovessi scegliere fra l’uno e l’altro, preferirei il porno al sesso vero”. E’ questa la filosofia del pornosessuale. Ovvero di quella persona che opta per immagini e video ad un rapporto con persone reali. Un fenomeno nettamente in crescita, particolarmente diffuso tra i più giovani, soprattutto perché gratis e completamente anonimo. Hacker e Google a parte.
Pornosessuale: il rischio è più vicino di quanto pensiate. Il tempo di un click.
Un fenomeno che alimenta le fantasie, ma a totale discapito di tutto ciò che è reale. Dopotutto, ovviamente, è semplice rimanere davanti ad uno schermo, una comoda ricerca, 10 minuti, per ottenere il piacere. Senza rotture, senza andare in giro, senza cene o altro. Ma con risvolti sociali che potrebbero definirsi inaspettati, seri, deleteri.
A pagarne le conseguenze saranno soprattutto i più giovani, che hanno accesso a questi contenuti sin dalla pubertà. E che quindi sono stati “educati” e “formati” da questi durante il periodo dello sviluppo sessuale. Con conseguenze quali isolamento e assuefazione.
Il porno diventa educazione sessuale.
Come scrive Ann Olivarious sul Telegraph, per i nativi digitali il porno diventa educazione sessuale, uno stile di vita. Fino a quando non scoprono che uomini e donne della vita reale sono ben diversi dalle star del porno. Che rappresentano un prodotto, una merce, un servizio. Qualcosa da vendere. Al contrario di quello che è il sesso reale: stimolante, curioso, sorprendente. In quanto frutto del connubio di due teste, due cuori, due corpi.
Secondo il “Medical Daily” nel 1991, negli Stati Uniti, esistevano meno di 90 riviste porno, a fronte dei milioni di siti attuali. La pornosessualità è particolarmente diffusa fra i giovani. Perché così si aggira la paura del rifiuto altrui, ottenendo il risultato senza fatica. E quindi i ragazzi crescono con scene hot, magari violente, rendendole, più o meno consciamente, quotidiane. Come possiamo sorprenderci, quindi, dei fatti di cronaca di cui leggiamo tutti i giorni. E a cui, purtroppo, ci abituiamo sempre di più.
Tra le testimonianze raccolte dal Telegraph, le seguenti.
Faccio l’avvocato, seguo molti divorzi in cui la causa principale dei problemi è proprio il consumo ossessivo di foto e video porno da parte di uno dei partner. Recentemente ho assistito la madre di una bimba di otto anni, abusata dal cuginetto quattordicenne. La bimba ha raccontato: «Non mi fa sempre le stesse cose, dipende. Se ha visto qualcosa di nuovo sul telefono, cambia».
Uno studente di Oxford, invece, definitosi pornosessuale, ha chiesto se si può fare causa all’industria del porno. Non riesce ad avere un’erezione con la sua fidanzata, si eccita solo con video porno. Né la sua fidanzata, né le ragazze che ha frequentato prima di lei, hanno mostrato il minimo interesse a fare il tipo di sesso che si vede sui siti per adulti.
Il rischio è alto, ed è vicinissimo: il tempo di un click.