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Nina Zilli si racconta: “Prima nerd, poi dreadlocks”

La cantante torna in radio con “Mi hai fatto fare tardi”. E racconta di quando la musica l’ascoltava soltanto…

Nina Zilli
Nina Zilli

Terminata, per il momento, la sua esperienza televisiva con “Italia’s got talent”, Nina Zilli torna in radio. In grande stile. E’ appena uscito il nuovo singolo, “Mi hai fatto fare tardi”. Il brano anticipa l’album inedito, il quarto, atteso per l’1 settembre, a due anni dall’ultimo lavoro discografico “Frasi&Fumo”. L’ho incontrata in occasione dei TIM MTV Awards, e mi ha raccontato la sua “genesi artistica”.

Hai debuttato televisivamente proprio con MTV, come veejay. Cosa ti ha spinto a perseguire questa strada?
Una risposta che ti farà tanto ridere: mi ha spinto il mio manager dell’epoca.

Avevi già un manager?
Avevo quasi 18 anni. Mi trovò per caso a tre km da casa. Era il posto giusto, al momento giusto, con la persona giusta. Ero già una cantante e cantautrice, ma ovviamente le prime canzoni erano orribili. Pensa che la mia prima canzone l’ho scritta a 12: davvero brutta, ma da qualche parte bisogna pure iniziare (ndr, ride). Ad ogni modo, lui mi disse: “con questa faccia, con questi capelli (allora avevo i dreadlocks) devi assolutamente fare anche la televisione”. Effettivamente quella a MTV fu un’esperienza incredibile. Ero con Francesco Mandelli, oggi uno dei miei più cari amici.

Chiara e Gli Scuri

Da nerd ai dreadlocks, i cambiamenti di Nina Zilli

Com’era il tuo stile allora?
Ho avuto per dieci anni i dreadlocks, mi arrivavano fino alle ginocchia. Basta googlare Chiara e Gli Scuri e troverete tonnellate di foto. Tutte le subculture giovanili sono caratterizzate da stili, quindi con una forte connotazione di immagine e contenuti. Ho avuto per tre anni i dreadlocks verdi, poi turchesi. Perché mi è sempre piaciuto reinterpretare le cose. Tutta colpa della musica.

A proposito di musica, Nina Zilli quali poster aveva in camera da ragazzina?
Potrei scioccarti: avevo i Pantera, i Movida, i Rage Against the Machine, The Doors, Velvet Underground. Avevo anche la copertina di King for a Day, uno dei dischi più belli degli Anni Novanta.

Nina Zilli

Hai trascorso parte della tua infanzia in Irlanda: come mai?
Quando ero piccola mia madre mi mandò lì perché ero molto introversa, “nerd”. Ero molto chiusa nel mio mondo, disegnavo, suonavo il pianoforte. Non avevo una vita sociale, ero molto timida, non parlavo mai. Mi mandò a dieci anni per studiare inglese. Il primo film che vidi fu The Commitments. A distanza di pochi anni, porca miseria, sarebbe uscito Dirty Dancing. Sai, credo fermamente che tutto quello che ascoltiamo in tenera età ci formi. Forse è per questo che mi piace tanto il soul, per questi due film.

Il cinema, quindi, ti ha condizionato. Ma hai mai avuto qualche pensiero come attrice?
Mi piace guardarlo, me l’hanno proposto, ma nel mio piccolo credo che sia un mestiere molto difficile. Quando guardo gli attori che recitano, io ci credo. Ho un grande rispetto per questo mestiere. Bisogna studiare. Per il momento mi accontento: faccio radio, tv, musica. Non è uno dei miei sogni, ma mai dire mai, perché a me la vita piace morderla. La cosa bella del cinema è perché ci sono ruoli per ogni età. Quindi quando lascerò il palco, perché no, potrei fare la nonna di qualcuno (ndr, ride).

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