Il 17% degli anziani britannici che ha un legame forte e stretto con i loro figli ha meno probabilità di essere colpito dalla demenza senile. E’ quanto emerge da una ricerca dall’Università dell’Anglia Orientale, in Inghilterra.

I ricercatori, infatti, hanno condotto un test su oltre 10.000 persone over 50 per calcolare l’impatto della vita familiare sul rischio di demenza.

Da questo studio è emerso che la dimensione e la salute della rete sociale di una persona può essere alterata significativamente. Sia in meglio, che in peggio. Infatti il 31% degli anziani con legami problematici, inaffidabili e critici ha più probabilità di ammalarsi. C’è un’altra percentuale di persone che, avendo una famiglia di supporto, è più propensa a prendersi cura di se stessa. Secondo i ricercatori, le cattive relazioni possono causare stress nelle persone e guidarsi ad abitudini malsane.

In Italia si contano 1,2 milioni di malati. Ma non è stato scoperta ancora alcuna cura realmente efficace. Tuttavia i farmaci attuali aiutano a rallentare i sintomi. Il dottore Mizanur Khondoker, Professore di Statistica Medica, ha dichiarato quanto detto sopra. Ovvero che “avere una ricca rete di rapporti stretti, tra cui un matrimonio sano e figli adulti con cui parlare riduce notevolmente il declino cognitivo e l’eventuale sviluppo di demenza”.

Della stessa idea è la dottoressa Laura Phipps della Alzheimer’s Research UK. La quale ha affermato che “una vita sociale attiva con forti reti di sostegno può giovare alla salute del cervello in età avanzata”. Le relazioni negative, invece, potrebbero pregiudicare la saluta cognitiva e aumentare il rischio di demenza. E conclude: “I rapporti personali negativi potrebbero condurre le persone a fare scelte di vita malsane. Queste hanno un notevole effetto sul cervello”.