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Alluminio in cucina? Occhio alla salute

Gli studiosi interrogano sulle conseguenze del rilascio delle particelle di metallo negli alimenti

KevinDyer-istock

La praticità in cucina è importante. E lo è tanto di più quanto minore è il tempo che possiamo dedicare quotidianamente alla preparazione di elaborati manicaretti. Ma quando cuciniamo dovremmo fare attenzione ai danni che potremmo infliggere al nostro organismo in nome della praticità. In particolare, nella “lista dei sospetti” del Reader’s Digest è stato inserito l’alluminio. La testata si interroga quanto sia salutare ricorrere a questo materiale in cucina.

La carta stagnola e le vaschette non sono certo una novità. La loro introduzione sul mercato risale, infatti, a più di un secolo fa. Ed il loro utilizzo è cresciuto esponenzialmente nel corso dei decenni. Ed è proprio per questo che c’è stato tutto il tempo per analizzarne i benefici e gli eventuali danni. Sono stati moltissimi gli studiosi che si sono occupati della sicurezza dei fogli di alluminio. La maggior parte si sono preoccupati del rilascio di metallo negli alimenti durante la cottura.

Alluminio in cucina. La scienza dice la sua

L’Organizzazione Mondiale della Sanità afferma che il nostro organismo è in grado di eliminare facilmente un certa quantità di alluminio assunto con gli alimenti. Tradotto in numeri, significa che ogni giorno possiamo assumerne fino 40 milligrammi per chilogrammo di peso corporeo. Ma secondo numerose ricerche ne ingeriremmo molto di più. E’ ormai assodato che i fogli in alluminio rilasciano, durante la cottura, particelle di metallo che si dissolvono negli alimenti. La loro quantità sembra dipendere da diversi fattori. Dalla temperatura di cottura, innanzitutto, e poi dal livello di acidità degli alimenti e dall’utilizzo di sale e spezie nelle pietanze. Più la temperatura è elevata, maggiore sarà il rilascio di metallo. Stesso discorso vale per i valori del PH. Un cibo più acido faciliterà la dissoluzione delle particelle di alluminio. Così come un cibo particolarmente salato e speziato.

Un burrito avvolto nella stagnola
Un burrito avvolto nella stagnola

Quali sono le conseguenze per l’organismo?

Se l’assunzione di alluminio è un dato di fatto, non vi è altrettanta certezza su quelle che concretamente ne possono essere le conseguenze. Secondo alcuni studiosi, il quadro clinico di ogni singolo individuo può influire sulla quantità di alluminio che può ingerire quotidianamente. In ogni caso, ciò che il sovradosaggio può provocare è ancora al vaglio degli scienziati. Anche se alcune ricerche hanno condotto a risultati alquanto inquietanti. Sembra, infatti, che siano state riscontrate elevate concentrazioni di alluminio nei tessuti cerebrali dei malati di Alzheimer. E sembra, inoltre, che l’assunzione di alluminio possa avere un legame con la riduzione del tasso di crescita delle cellule umane. Con conseguenze spiacevoli per chi è afflitto da patologie ossee o disfunzioni renali.

Niente paura. Esistono valide alternative all’alluminio

Sebbene non sconsiglino del tutto l’utilizzo della stagnola, gli scienziati sembrano, comunque, suggerirne quanto meno una riduzione. D’altronde sono stati messi a punto differenti metodi di cottura alternativi che non faranno rimpiangere l’alluminio. Né dal punto di vista della praticità, né da quello del risultato. Chi lo usa, ad esempio, per grigliare le verdure, può sostituirlo con appositi cestelli in acciaio inox. Le teglie da forno sono sempre un’ottima soluzione, anche se un po’ meno pratica. Lavare una teglia, però, non si rivelerà certo un grosso problema se c’è in ballo la salute. E per tutte quelle ricette in cui è necessario avvolgere gli ingredienti, le foglie di banana assolveranno perfettamente lo scopo.

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