Curriculum al femminile: esiste? Ascoltando Michèle Favorite, la professionista che aiuta le donne a non nascondersi, sembra proprio di sì. Le donne non sono ancora capaci di mettere in evidenza le proprie capacità quando scrivono un documento di questo tipo e in vista di un colloquio di lavoro. E spesso, di fronte alle richieste di un’azienda credono di dover mostrare il loro lato più maschile. Quello maggiormente omologante, meno differenziato sulla base delle proprie esperienze di donna, madre, moglie e lavoratrice. Michèle Favorite a tutto questo dice no.
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Curriculum al femminile: come scriverlo
E come docente di Comunicazione aziendale e Relazioni pubbliche presso la John Cabot University di Roma ed esperta di personal branding, sostiene l’esistenza di un CV al femminile. Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con lei parlando di abilità femminili da mettere assolutamente nel CV. L’occasione è avvenuta durante l’evento: “Chi sono le donne che stanno cambiando il mondo? – HITalk WoW! Amore. Forza. Genialità”, che il 5 marzo scorso ha celebrato il talento al femminile su diversi piani e con diverse professioniste del settore.
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“Sono contraria al CV europeo” – ci dice in prima battuta. “È un formato che costringe tutti ad apparire allo stesso modo e non permette alle unicità delle varie persone di risaltare”. “Stiamo parlando di un mercato del lavoro dove l’azienda ha giusto qualche secondo per valutare un CV”. Quindi sì formati personalizzati del proprio curriculum e lunghezza massima di una pagina? “Sì. Il CV deve essere una presentazione e non una semplice elencazione”.
Curriculum: gli errori più comuni
No quindi al documento in formato biografico, freddo, che non si distingua per originalità delle esperienze e della capacità. Ancora una volta bisogna sapersi vendere. E a farlo bene si impara. Soprattutto devono capirlo le donne. “Le donne di solito non amano mettere il loro essere madri, mogli e lavoratrici, insomma multitasking. Invece tutto ciò è un talento in più. Come per la donna che ho incontrato di recente, madre di cinque figli e nonostante ciò in grado di avere una professione”.
Una materia, quella del personal branding in ottica professionale, che dovrebbe essere insegnata in tutte le università. “Nessuno in Italia aiuta i ragazzi a capire come fare per collocarsi su un mercato del lavoro sempre più complesso”. La Favorite insegna anche questo durante le sue lezioni. “Si può imparare come scrivere un curriculum, come scrivere una lettera di presentazione, come individuare i settori in crescita, non ora, ma tra qualche anno. Va detto ai ragazzi: si può fare”.