Che le donne imprenditrici mietano successi quando si tratta di ambienti legati alla natura è un dato assodato da diverse statistiche. In particolare, sembra essere l’agricoltura il settore che più si sta aprendo all’universo femminile dal punto di vista imprenditoriale. Le donne in agricoltura sono in costante aumento, e – lontani i tempi in cui erano solo impiegate come braccianti – guidano le imprese con sempre maggiore successo. Nel 2014, secondo i dati di Sorgenia il 28,9% delle imprese agricole italiane era in mano a donne.
Donne in agricoltura: qual è il segreto del successo?
Anche se guardiamo alla Gran Bretagna il 28% della forza lavoro in campagna oggi è donna (fonte). Sempre più lontano l’immaginario che vede le donne in agricoltura impegnate solo come forza lavoro. O come ‘moglie del contadino’: oggi sono le figure femminili a gestire allevamenti di bestiame, coltivazioni, vigneti. Lana, formaggi, carne, frutta, cereali, ortaggi. I prodotti della terra nascono da aziende agricole gestite da donne. Ma la realtà è più complessa.
I dati infatti riguardano anche realtà ‘collaterali’, come l’agriturismo, la gestione di servizi, l’assistenza sociale, le fattorie didattiche, i centri di pet therapy. Le donne, (fonte DonneImpresa Coldiretti), hanno portato una visione più ampia e complessiva della vita di campagna. E sono state capaci di coniugarla con altri servizi, riuscendo a fondere vecchi saperi con innovazione. Ecco che un approccio più sistemico potrebbe essere proprio la chiave del successo delle donne in agricoltura. Un esempio dell’inventiva femminile in campo agricolo? L’agrinido, ovvero l’asilo nido in fattoria.
Chi sono le donne in agricoltura italiane?
Secondo i dati pubblicati sul report Crea 2016, le imprenditrici agricole nel nostro paese hanno di media un’età compresa tra i 40 e i 60 anni. Il 9% è al di sotto dei 40 anni. Nel 6% dei casi possiede una laurea, ma solo il 0,4% nel settore agrario (nell’imprenditoria maschile è l’1%). Negli anni passati si è verificato un enorme calo delle imprese agricole in generale, sia quelle a conduzione maschile che femminile. Ma nel caso delle aziende gestite da donne, la diminuzione è stata meno forte. Altro dato che viene riportato è che le aziende femminili sono mediamente più piccole (per ettari di terreno e produzione) di quelle maschili. La domanda che sorge spontanea è: si tratta di una scelta strategica o ancora qualche condizionamento culturale che induce le donne di correre meno rischi?