Nei suoi occhi e nelle sue parole uno spaccato di vita che cerca di celare. Una profondità che emerge nelle sue interpretazioni, nelle sue canzoni, sempre fitte di passioni e paure. Con un netto contrasto tra quello che è e quello che appare. Fabrizio Moro, anno 1975, ha calcato il palco del Festival di Sanremo con la sua “Portami via”. Rimettendosi in discussione. Come sempre.
Fabrizio Moro, il tuo debutto musicale avviene nel 1996: cosa cercavi nella musica allora?
Avevo bisogno di trovare delle conferme nella vita, in realtà non ero interessato esclusivamente a questo lavoro. Ma la musica era l’unico modo per far uscire tutto quello che avevo dentro. Ero un ragazzo molto chiuso, attraverso la chitarra ho trovato delle dimensioni umane che mi hanno aiutato ad esprimermi umanamente. Ma non volevo fare il cantautore, volevo semplicemente affermare la mia personalità. Poi ho capito che il canto era l’unico modo per riuscirci. Ed era il modo che mi faceva sentire a mio agio. Con me stesso e con le persone.
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Avevi venti anni: cosa ti rendeva così inquieto?
Avevo le classiche preoccupazioni di un ventenne. Non riuscivo a capire che indirizzo dare alla mia vita. Ero un ragazzo che soffriva. Avevo un po’ di ansia di prestazione nei confronti della vita. E non riuscivo a sottostare ad alcuni obblighi dettati dall’età. A scuola non andavo bene, non riuscivo a svegliarmi la mattina e a stare cinque ore lì. Cercavo sempre una dimensione diversa da quella che mi veniva proposta. Avevo paura di non piacere agli altri.
Quali sono le tue ambizioni oggi?
Sono una persona abbastanza equilibrata, in pace con me stesso. Ho capito quello che veramente mi fa star bene nella vita. Ambizioni future ne ho, ma sono comunque legate ai risultati del mio lavoro. Sono abbastanza felice di quello che faccio. Ovviamente vorrei sempre andare più avanti, crescere, ma mi sento abbastanza fortunato e positivo.
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Hai anche studiato cinema.
Esattamente studiavo come operatore televisivo.
Volevi fare quello?
Mi piaceva molto il cinema. E mi piace ancora oggi. E’ la più grande passione dopo la musica.
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