“Un inno alle donne, ma in realtà soprattutto un inno a me stessa”. Paola Turci finalmente si apre. Agli altri, e a se stessa. Per vincere i suoi fantasmi, per accettarsi, per sentirsi più forte. Il brano con cui si è presentata al Festival di Sanremo, “Fatti Bella per Te” è una sorta di diario privato, di una intensità, testuale e vocale, di quelle che toccano cuore, stomaco e cervello. Anche l’anima. Perché ne ha messa parecchio, della sua. Per raccontarci quello che era, e quello che vuole diventare.
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“Fatti bella per te”: Paola Turci, da cosa nasce questo bisogno?
Un brano autobiografico, scritto per me stessa. E’ un invito che faccio a me stessa. Ho passato tanti anni a fare finta di essere forte e sicura di me. A far finta di aver superato il mio problema con quell’incidente, con la mia faccia, con le mie cicatrici. Invece mi sono accorta che stavo mentendo, a me stessa e a tutti i quanti. Quindi, con un po’ di coraggio, ho pubblicato un libro, mi sono raccontata, ammettendo quello che stava succedendo. Da allora mi sono sentita meglio e ho capito che il giudizio su me stessa è molto importante per essere autonoma, indipendente.
E prosegue.
E’ un percorso che ho fatto che mi ha aiutata e mi ha fatto bene. Dopotutto sono umana, le paure ci sono sempre, ma non mi faccio più intimidire. Viviamo un tempo sempre più cattivo, in cui il giudizio diventa sempre superficiale. Sentirsi affrancata dal giudizio degli altri è stata la mia soluzione. Ora sono contenta.
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L’attrice racconta la sua carriera teatrale, interrotta per l’incidente.
“Ventiquattro anni fa ho interrotto il sogno di diventare attrice, ma lo stavo diventando. Poi mi sono spaccata la faccia, e mi sono detta “Basta, questa cosa non si può più fare”. Ero andata in scena, ho incontrato Scola e Monicelli. Avevo un’agenzia, stavo avviando una carriera di attrice, quando mi si sono cambiati i connotati, e l’ho interrotta. Dopo essermi raccontata nel mio libro, un direttore di teatro mi ha cercata e mi ha chiesto di metterlo in scena con un monologo.