C’è una realtà in espansione all’orizzonte della sharing economy. Che in realtà nasce decine di anni fa, ma oggi, complice la volontà di consumare in modo critico e di risparmiare, sta trovando nuovo terreno fertile. Parliamo di una modalità di fare la spesa che in italiano si può tradurre con supermercato cooperativo. Ovvero un supermarket dove i clienti sono anche lavoratori. Anzi, soci. E dove la merce viene scelta collettivamente secondo criteri condivisi. Una realtà che viene dagli Stati Uniti, ma in verità ha radici in Gran Bretagna e oggi ha attecchito in Francia, in Belgio e pian piano si sta espandendo in tutta Europa.
Il supermercato cooperativo: come funziona
La politica alla base del supermercato cooperativo è, semplicisticamente, la seguente. I consumatori sono anche soci, e come tali è chiesto loro di investire un piccolo capitale, di lavorare per la cooperativa, di gestirla, e in cambio utilizzarla per i propri acquisti. Il movimento delle cooperative di consumatori non è invenzione recente, anzi. Già nel 19esimo secolo nacquero le prime realtà in questo senso. Il fenomeno prese diverse strade, una di queste è quella della food-cooperative. Consumatori uniti per promuovere una produzione e una distribuzione del cibo gestita collettivamente. Negli anni ’70 si ebbe una seconda ondata di queste realtà. Poi vennero i consumisti anni ’80, ‘90 e 2000 e il fenomeno calò.
E’ comunque dal 1973 che fiorisce Park Slope Food Coop, supermercato cooperativo di Brooklyn. Pioniere della versione moderna di queste cooperative, è un supermarket dove i soci sono chiamati a fare un piccolo investimento iniziale (meno di 100 dollari). Quindi viene richiesto loro di lavorare nel supermercato per circa 3 ore al mese. In cambio, hanno voce in capitolo sulla tipologia di cibo distribuito, e possono fare la spesa a prezzi irrisori rispetto ai costi di mercato. Un po’ di impegno, in cambio di una spesa economica. Chi non è socio, non può fare la spesa. Negli anni, Park Slope Food Coop ha raggiunto i 16.000 soci, è una realtà ultra-consolidata, in costante espansione. E imitata.
Sì, perché anche in Europa è arrivata un’ondata di supermercati cooperativi. In Inghilterra, in Belgio. In Francia in particolare, riporta Le Figaro, è vero e proprio boom di supermercati dove i lavoratori sono i consumatori stessi. A Parigi, a Bordeaux, a Nantes. Addirittura, nella capitale il supermercato cooperativo deve ancora aprire, ma ha già 3000 soci iscritti. Si chiamerà La Louve, e si troverà nel quartiere Saint-Denis.
Un consumo critico
Alla base del supermercato cooperativo sta la volontà di consumare in modo critico. Si vendono principalmente prodotti naturali, a filiera corta, provenienti dal commercio equo-solidale. Si sceglie, collettivamente, di evitare i prodotti di massa, la grande distribuzione. Negli anni Park Slope Food Coop ha fatto ufficiali statement politici, boicottando marchi responsabili di sfruttamento, o prodotti provenienti da aziende interessate da campagne sociali e politiche. Il supermercato cooperativo diventa quindi un modo non solo di spendere meno, ma di consumare in modo critico e oculato.