Nell’era dell’hitech e del sapere a portata di mano, non sorprende che l’iPad (et similia) sia entrato nei ristoranti. A volte lo si usa per ordinare, a volte per collegarsi online, altre per fare foto per i social. Ovviamente anche per cercare informazioni. Poi, dall’America, l’idea che ti spiazza.
Il tablet diventa un piatto, sul quale servire le ricette del ristorante stellato Quince, a San Francisco. Anzi, una in particolare. Il device, infatti, è la base del prestigioso “Dog in Search of Gold”, letteralmente il “cane in cerca di oro”.
iPad. L’oro in questione è rappresentato da preziosi tartufi, serviti sullo schermo “touch” del dispositivo, rigorosamente Apple.
Il quale, ovviamente, non risulta spento. E mostra video di cani addestrati che si muovono alla ricerca del prezioso ingrediente.
Da un punto di vista igienico non ci è dato di sapere come si possano garantire le relative norme basilari. E non si sa come si possa proteggere da posate o dalla curiosità dei paganti. Probabilmente l’iPad viene servito con un secondo vetro, in grado di proteggerlo dai graffi e dalla pulizia. Almeno così si dice. Non è un caso che qualcuno abbia sottolineato come non si possa interagire con il meccanismo quando la pancia sarà piena, in quanto protetto da una struttura protettiva.
Ma c’era davvero bisogno di legittimare la tecnologia anche in questa maniera? Il prossimo passo quale sarà: usare lo smartphone per spalmare le salsine sul pane?