Amore e tecnologia? Ossimoro da cui tenersi alla larga. Secondo un sondaggio del National Opinion Research Center, la maggior parte della popolazione è insoddisfatta. Il motivo? Lo smartphone. Per iniziare.
I rapporti interpersonali e amorosi sono messi alla prova ogni giorno. Per un fenomeno che si chiama phubbing. Notifiche, tag, richieste d’amicizie. Costantemente c’è una tentazione virtuale dietro l’angolo. O solo la mera noia. O la fissazione di essere sempre connessi.
Secondo una ricerca negli States, un americano medio controlla il suo smartphone ogni sei minuti e mezzo.
Cioè 150 volte al giorno. Questo viene definito phubbling. Una moda. Un fenomeno di massa. Un’ossessione. Il phubbing è colui che, anche se è in compagnia, non cessa con le sue attività sui social media.
James Roberts e Meredith David hanno condotto uno studio esplicativo. Si chiama “La mia vita è diventata la principale distrazione dal telefono”. La ricerca afferma che il 46,3% degli intervistati ha dichiarato di essere vittima del phubbling. Si viene snobbati letteralmente per controllare il cellulare. Questo atteggiamento è una vera e propria minaccia per le relazioni. Oltre che una forma di maleducazione.
Sicuramente gli smartphone sono parte integrante per la comunicazione. Tuttavia c’è il rischio che i telefoni facciano più male che bene. Essere messi da parte per aggiornare le notifiche non è affatto piacevole.
Lo studio dimostra anche altro. Se non si è felici in amore, probabilmente non si è soddisfatti neanche nella vita. Questo va a creare quindi un effetto domino devastante. E non si è lontani dal parlare di depressione.
Ed è inutile nascondersi dietro un dito. Potenzialmente tutti siamo phubbing
Piazziamo il nostro smartphone sul tavolo durante l’aperitivo e la cena. A tavola con i parenti e sul letto mentre siamo insieme al nostro partner. Sempre secondo la ricerca, il 36,6% ammette che si sente molto triste perché non riceve le giuste attenzioni dal partner e il 22,6% ha avuto problemi nella relazione.
«Quel che abbiamo scoperto è che quando qualcuno percepisce che il proprio partner lo sta ignorando dedicandosi al telefono, questo crea dei conflitti e conduce a più bassi livelli di soddisfazione nella relazione». È quanto afferma Roberts.
Insomma, si potrebbe definire come la teoria del conflitto da smartphone. Ovvero, il dispositivo crea ostilità. Questa lotta si piazza in mezzo alla coppia e crea sofferenza e insoddisfazione. Soluzioni? Spegneteli. Che se non controllate il vostro feed per 15 minuti non succede nulla. Dall’altra parte – nella coppia – hanno scelto voi e la vostra compagnia. Non voi coperti dallo smartphone.