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L’invidia domina il mondo

Una ricerca spagnola rivela che 9 persone su 10 peccano di uno dei sette vizi capitali

Uomo invidioso
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L’invidia sul podio. Almeno secondo una ricerca effettuata dall’Universidad Carlos III di Madrid, secondo cui il 90% della popolazione mondiale sarebbe riconducibile a quattro grandi categorie. Gli ottimisti, i pessimisti, i fiduciosi e – soprattutto – gli invidiosi.

Lo studio

Lo studio, pubblicato sulla rivista Science Advances, ha sottoposto 541 volontari di diverse nazionalità a un test. Il compito era quello di affrontare centinaia di problemi sociali, con possibilità di cooperare o di arrivare a uno scontro con gli altri partecipanti. Il tratto più diffuso del genere umano è risultato essere l’invidia, rilevata nel 30% del campione. Seguono a ruota, tutti al 20%, gli ottimisti, convinti di fare sempre la cosa giusta. I fiduciosi, con le loro alte aspettative verso il prossimo. E i pessimisti, sempre pronti a lamentarsi.

E il resto della popolazione?

Si tratta di un 10% indecifrabile, con atteggiamenti troppo complessi e particolari per essere codificati. Probabilmente la categoria di persone più interessante dell’intero globo. L’invidia rimane di fatto il tratto personale più diffuso al mondo e interessa il 30% delle persone. Lo studio sul comportamento umano ha rivelato che il 90 per cento della popolazione mondiale può essere classificata in base a questi quattro aspetti della personalità. Dall’analisi dei risultati dello studio è emerso che agli invidiosi non interessa raggiungere un risultato, ma solo primeggiare sugli altri.

Italia popolo di invidiosi

“L’invidia è il vizio che blocca l’Italia”. Con queste parole si apre il Rapporto Eurispes 2016, che ogni anno fotografa la situazione politica, sociale ed economica del Paese. Secondo Gian Maria Fara, presidente dell’istituto privato di ricerca, l’Italia è rallentata dalla ‘Sindrome del Palio’. “La regola principale – spiega Fara – è quella di impedire all’avversario di vincere, prima ancora di impegnarsi a vincere in prima persona”. “Invidia e gelosia – si legge nel rapporto – si traducono in rancore e denigrazione. Odiamo e denigriamo il nostro vicino più bravo e, invece di impegnarci per raggiungere risultati migliori e superarlo in creatività, efficienza e capacità, spendiamo le nostre migliori energie per combatterlo”.

L’invidia nelle religioni

L’invidia è un sentimento molto comune e presente a tutte le latitudini. Le neuroscienze provano che è qualcosa di simile ad un dolore fisico. Per il cattolicesimo è uno dei 7 peccati capitali. Per il buddismo è il fattore mentale che porta all’odio. Infine, per l’islam appartiene a chi non professa l’islam. Spesso l’invidia è confusa con la gelosia, l’avidità e il rancore ma è un’emozione ben precisa e va studiata da più punti di vista.
Secondo una possibile interpretazione l’invidia colpisce: “L’inferiore che non vuole stare al suo posto”, il “subalterno” per status o per possibilità che ambisce a migliorare ma incanala questo desiderio nel modo errato.

Invidia e scienza

Secondo Matthew Liebermann – del Dipartimento di Psicologia dell’università della California – le aree cerebrali coinvolte nella percezione del dolore e del piacere sono le medesime. L’invidia è un sentimento di dolore che ha le stesse caratteristiche del piacere. Si ipotizza che dal punto di vista evoluzionistico abbiano la stessa importanza in termini di sopravvivenza. La percezione del dolore fisico è uno stimolo per la ricerca del superamento di esso. La percezione del piacere è uno stimolo per la ricerca dell’appagamento di esso.