Le sneaker continuano a rapire le attenzioni degli appassionati, pur rimanendo fedeli al proprio dna. Perché innovano senza stravolgere, anticipano i tempi reinventando il passato, mixano l’anima sportiva con la creatività. Gli strappi alla regola di Converse e BePositive diventano così contrapposizioni concettuali sul modo di allacciare le scarpe. Ma su un punto convergono entrambe: il no alle stringhe.
Il vintage con strap
Sin dagli anni ’70 Converse è la storia del basket americano e del mondo che lo circonda. E la Pro Leather rappresenta la scarpa icona di quel periodo. Una classica che il brand statunitense ha reinterpretato negli anni, pur conservandone le caratteristiche principali. Una calzatura in pelle con suola vulcanizzata, di ispirazione metropolitana, forte della sua rinomata confortevole normalità. Stavolta Converse prende ispirazione dalle allacciature dedicate ai più piccoli. Lo strappo alla regola diventano così i due inediti “strap” e la rinuncia alle classiche e onnipresenti stringhe. La versione autunno inverno 2016-2016 della Pro Leather Vulc Strap è in definitiva una scarpa vintage e urbana, con quel tocco di vissuto che fa molto New York City. La tomaia è vissuta e sporcata, mentre il velcro rappresenta il dettaglio che la proietta nella modernità.
Gli elastici di BePositive
Per BePositive invece – made in Italy che punta all’innovazione – lo strappo alla regola è una scarpa dal profilo hi-tech. Funzionale, dal design ricercato e decisamente chic. Rispetto agli strappi di Converse il brand trevigiano presenta un’allacciatura con nastro elastico o chiusure a mostrina che esaltano i contenuti tecnici. Come nel caso della Nasce Nu Loafer, una loafer unisex che mixa il neoprene e la nappa morbida e aggiunge un elastico di chiusura caratterizzato dal morsetto della classica penny loafer. Il nastro antistrappo è protagonista anche nella Prisma, una versione della chelsea realizzata con nappa tridimensionale proposta in versione bianca o nera.