Ha sollevato un vespaio la lettera che Pamela Anderson ha inviato al Wall Street Journal, redatta a quattro mani con il rabbino Shmuley Boteach. L’ex bagnina di Bay Watch, bomba sexy per antonomasia, si unisce ad un esponente religioso (comunque noto per un approccio innovativo) per scagliarsi contro la pornografia. Il porno viene definito da ‘sfigati’, ‘noioso’, ma soprattutto chi lo guarda è un ‘perdente’ che in pratica non avrà mai una sessualità soddisfacente e sana. E non sarà nemmeno un buon marito, e di conseguenza un buon padre.
Pamela in versione moralizzatrice
Con un piglio conservator/bigotto Pamela Anderson e Botteach si rifanno all’esperienza di un deputato americano di recente salito agli onori della cronaca per una scandalosa vicenda di sexting. Che gli è costata la separazione dalla moglie (stretta collaboratrice di Hillary Clinton). Scambiando la pratica del sexting con la pornografia, la coppia di crociati associa la visione di video dai contenuti espliciti alla fine delle relazioni coniugali. Ma anche alla sessualità sana e soddisfacente, dell’assolvimento al ruolo di padre.
Naturalmente in molti non ci stanno. Salvo alcune riviste dell’ala cattolico/conservatrice, in molti si sono esposti contrastando la lettera di Pamela Anderson. C’è chi le contesta il passato da icona del sesso, da Playmate, da bomba sexy tutta scollature. Certo, non si può fare una colpa alla sua passata sessualità dirompente. E nemmeno negare alle persone la possibilità di cambiare, o ‘redimersi’ per chi ama i vocaboli religiosi. Ma il ‘da che pulpito’ sorge abbastanza spontaneo, e corale.
Il fatto è che Pamela Anderson e il rabbino Boteach hanno mancato il punto. Lo sottolinea, tra i tanti che l’hanno criticata, Cindy Gallop sulle pagine dell’Independent. E’ vero che la pornografia è piena di stereotipi, che non è vita reale, che per molti versi diseduca. Ma il punto è ‘La totale assenza di educazione sessuale aperta, onesta, sana nella società’. Non è il porno a ‘rovinare’ la sessualità, ma i tabù che fanno del sesso un’idea astratta, spesso vissuta con poca consapevolezza, scrive Gallop.