Tra le possibilità di fare carriera di un uomo e di una donna c’è una frattura chiamata gender gap. La disparità tra sessi quando si parla di possibilità lavorative risale, ahinoi, alla notte dei tempi. Certo, da un punto di vista ottimistico la situazione è in netto miglioramento: sempre di più le donne che hanno accesso allo studio; aumentano le donne in posizioni strategiche e ne vengono riconosciuti i meriti. Tuttavia, dati alla mano, il gender gap è lontano dal colmarsi. Lo rilevano le indagini relative all’ultimo anno, condotte in Gran Bretagna da Chartered Management Institute (CMI) e XpertHR – istituzioni nazionali dedicate all’impiego, al diritto al lavoro e alle buone pratiche nel settore.
La carriera è in discesa se sei uomo. In salita se sei donna
Sono state prese a campione 60.000 tra lavoratrici e lavoratori. Secondo le indagini condotte, durante lo scorso anno gli uomini hanno avuto il 40% delle possibilità in più di venire promossi rispetto alle donne. La disparità si accentua quando si tratta di ruoli manageriali: a parità di anni di esperienza presso lo stesso datore di lavoro, il 47% degli uomini è stato promosso, contro il 39% delle donne.
Naturalmente, hanno rilevato le indagini, le disparità tra sessi non si limitano al tipo di posizione. Ma anche allo stipendio: il gender gap relativo alla retribuzione non è cambiato nell’ultimo anno. Di media, un uomo con un ruolo di rilievo guadagna circa 9.000 sterline in più rispetto ad una donna nella stessa posizione (8.964 per la precisione). Un manager di alto profilo o un CEO guadagna ben 16.513 sterline in più di una collega allo stesso livello. Ancora, gli uomini hanno ricevuto più bonus di fine anno rispetto alle donne (il 43% contro il 36%), e anche più alti. Marc Crail di XperHR ha commentato al Telegraph che il gender gap comincia ad aprirsi a livelli bassi, e man mano che si sale nella gerarchia aziendale si fa sempre più ampio. Questo accade perché è più facile che gli uomini vengano promossi.
La nuova legislazione
Nel 2017 entrerà in vigore in Gran Bretagna la legge varata nel 2015 relativa al gender gap. Tra le regolamentazioni imposte alle aziende, quella di rendere pubblici gli stipendi dei loro impiegati e delle loro impiegate. Inoltre, occorrerà riportare quali sono le politiche di promozione e i criteri per la selezione. La trasparenza, si presuppone, renderà evidente eventuali disparità di genere, costringendo le aziende a porvi rimedio. Ovviamente, aggiunge Ann Francke di CMI, occorre rendere la parità di genere una prerogativa culturale e sociale. Deve essere promossa la consapevolezza che, negli affari come in ogni altro settore, la diversità produce migliori risultati.