La moda e la dittatura della taglia 42. Quando si gira per negozi, le proposte più fashion sembrano essere una prerogativa di tutte coloro che hanno un fisico longilineo. Alle donne formose e felicemente in carne, fortunatamente, ci pensano le collezioni realizzate ad hoc. Come la linea Violetta di Mango, la OVS CurvyGlam, la linea XL di C&A e ancora Asos, H&M e Zalando. Questi sono solo alcuni dei tanti brand curvy-glam che non condividono quei modelli di bellezza troppo magri inculcati dalla società moderna.
La rivoluzione delle taglie
Non è tutto, segni di progresso si notano in ogni ambito. Il celebre concorso di bellezza Miss Italia ha ammesso la partecipazione alle giovani donne che indossano almeno una taglia 44 e vivono nella consapevolezza del valore delle proprie forme. Sinonimo di una bellezza sana. Anche la celebre bambola Barbie, icona di perfezione estetica, intende allinearsi ai tempi moderni. Infatti, ora si presenta in tre nuove versioni più umane e reali: la“Curvy”, la “Petite” e la “Tall”.
Interessanti a tale proposito le parole di Benoit Heilbrunn, professore dell’École Supérieure de Commerce di Parigi e dell’Institut Français de la Mode. Per Heilbrunn l’era moderna è segnata da un grande dualismo. “Il mercato della moda è strutturato su un’ideologia che oppone molto chiaramente la bellezza naturale e quella culturale. Quest’ultima è fondata sull’idea che esistono delle misure ideali che i grandi marchi vanno a incarnare con delle muse. La bellezza naturale implica che tutte le donne sono belle anche se non ne hanno la conoscenza”.
Anche i media fanno la loro parte…
La televisione, la pubblicità, i social media insistono con modelli di bellezza che portano ad utilizzare, in maniera impropria, il termine “Plus Size“. Parola che spesso viene attribuita a tutte quelle donne che sono leggermente formose. Ebbene sì, la vita reale è ben diversa da quella che si vede in passerella, bisogna prenderne atto.
Naomi Shimada, la modella “plus size”
Anche le parole hanno un peso, a tale proposito, a far molto discutere è stato un post pubblicato da Asos, sul suo profilo Instagram. La modella Naomi Shimada, è stata immortalata con un abito sottoveste estivo e definita “plus size”. Guardandola bene la donna non sembra essere affatto in sovrappeso. Anzi, la sua fisicità è del tutto normale motivo per cui gli utenti hanno criticato il marchio britannico che ha provveduto a riformulare la didascalia, eliminando il termine incriminato.
Il caso Myla Dalbesio
L’episodio ricorda una polemica già scoppiata in passato a seguito della campagna di Calvin Klein promossa per il lancio della linea di intimo “Perfectly Fit”. Era il 2014 quando la bellissima Myla Dalbesio venne definita “plus size”. Il tutto perché le sue forme, umane, la portavano ad essere sì “diversamente magra” rispetto allo standard delle modelle ma, di certo, non la si può definire per questo una “taglia forte”.
Una posizione scomoda la sua tanto che, in un’intervista rilasciata ad Elle.com, Myla disse: “Sono più grassa della altre ragazze di Calvin Klein. Sono a metà strada, non abbastanza magra per stare con le magre e non abbastanza grassa per stare con quelle grasse. E non ho trovato un posto”.