Situazione tipo: risveglio sgradevole, umore pessimo, bisticcio a colazione e uscita di casa con porta sbattuta e muso duro. Succede anche alle coppie più affiatate di avere una giornata no. Ma quando accadono, come dovremmo porci? Facendo il broncio e togliendo la parola al partner fino a che non si scusa? Scontrandoci appena rientra a casa? O preparando una bella cenetta distensiva? Non esiste la ricetta universale della coppia perfetta, ma tra le tante sfaccettature di un rapporto amoroso c’è quello che gli psicologi chiamano vivere una relazione simmetrica o complementare. Ovvero, i due protagonisti della vicenda tendono a porsi nello stesso modo o a differenziarsi? E quale comportamento è più efficace?
Relazione simmetrica o complementare
Per meglio comprendere, prendiamo il caso ipotizzato da Christopher J. Hopwood, professore associato del Dipartimento di Psicologia della Michigan State University (fonte NPR). Tammy e Jack sono una coppia. Un giorno, lei si comporta in modo a dir poco sgarbato, gli manca di rispetto, e sbattendo la porta se ne esce di casa. Jack riflette sul torto appena subito, e pensa che terrà il broncio fino a che Tammy non si scuserà. Poi invece cambia idea: le compra dei fiori e fa il bucato. Quando Tammy torna a casa, rimane sbalordita da questi atti di gentilezza. E si scusa.
In questo caso Jack si è comportato in modo complementare. Ovvero ha reagito ad una situazione di irritazione e frustrazione proponendo un comportamento completamente inverso. Ha scelto la gentilezza e la dolcezza per combattere la rabbia. E ha vinto. Ha ottenuto le scuse, perché Tammy ha capito di essere stata irrispettosa.
Spiega il professore, che si occupa proprio di studi sulle relazioni, che molto spesso comportarsi in modo simmetrico in un contesto amoroso è poco efficace. Può essere utile in altre relazioni (amicizia, lavoro), ma raramente lo è nei rapporti di coppia. Rispondere simmetricamente ad uno stimolo – ad esempio rabbia con rabbia, o freddezza con freddezza – acuisce il livello di scontro. Proporre un comportamento complementare, ovvero differenziarsi mettendo sul tavolo una diversa modalità di affrontare la questione, diventa invece un ottimo modo per ‘spegnere l’incendio’. La simmetria può essere sana quando serve alleanza (magari di fronte ad un problema esterno), ma tra due persone la complementarietà tende, secondo gli studi di Hopwood, ad essere la scelta migliore.
Naturalmente una relazione complementare deve essere maneggiata con cautela. Non deve diventare una esasperazione di diversità, o una modalità di sottomissione di uno rispetto all’altro. Piuttosto un’offerta di alternativa comportamentale. E’ più difficile (se qualcuno è antipatico, perché dovrei rispondere con simpatia?), ma ripaga. Per approfondire il tema sollevato dal professore cliccate qui.