Fratelli e sorelle di sangue. Nella vita e nel patto professionale. Perché si fa presto a dire famiglia. E altrettanto velocemente si liquida la piccola-medio impresa italiana come una rete a portata di tribù. Questa definizione, molto usata, non dice abbastanza di un quadro che ha invece dell’incredibile. La notizia è questa. La leadership imprenditoriale non passa solamente di padre in figlio, o da nonno a nipote. Spesso i legami di sangue governano anche in senso orizzontale.
É quanto certificato da una recente ricerca della Camera di commercio di Monza, che ha individuato come molte imprese italiane siano a conduzione fratello-sorella. Sarebbero oltre 500 mila in Italia. É un male? É un bene? Difficile dirlo; ma è chiaro come questo tipo di rapporti professionali si inseriscano in questa maniera su una rete già forte, o almeno preesistente: quella appunta dettata dai rapporti di sangue. In questo insieme si può forse comprendere come la cultura aziendale nasca prima di tutto in famiglia e venga poi tramandata di generazione in generazione.
Imprese famigliari
Il vincolo di sangue è forte e spesso può aiutare gli affari. Se ci pensiamo infatti un fratello o una sorella sono soci amabili e spontanei. E forse la cosa può effettivamente funzionare. Nel quadro fatto dalla Camera di Commercio, la maggior parte delle aziende è rappresentata da attività storiche, oggi già al secondo o terzo passaggio generazionale, con titolari anche cugini. I settori dove queste aziende familiari sono più attive sono: commercio (22,9%), manifatturiero (18,2%), immobiliare (14,6%) e delle costruzioni (14%). I dati sono frutto di una stima dell’Ufficio Studi della Camera di Commercio di Monza e Brianza, elaborata in occasione della IX edizione di Brianza Economica. Parenti serpenti quindi? Non proprio; almeno a giudicare da questa indagine.