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Maternità, congelare gli ovuli per la “carriera”

Sempre più donne, in Italia e all’Estero, cercano di ritardare l’orologio biologico: cosa sta succedendo alle nostre famiglie?

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“Congelare”, quando l’orologio non è più tanto biologico. Sempre più donne fanno ricorso al congelamento dei propri ovociti per ritardare la maternità. Deviando così il percorso naturale, certo. Purtroppo, in questa nuova tendenza, seppur lodevole da un certo punto di vista, sono sempre più donne, anche in Italia. La causa principale, a quanto pare, non è soltanto la mancanza di un uomo. La carriera, le ambizioni, la scalata sociale sono le altre motivazioni.

Un quarto delle donne che sceglie di ritardare l’avvio di una famiglia è per lavoro

Un recente studio americano ha scoperto che circa un quarto delle donne che sceglie di ritardare l’avvio di una famiglia è per lavoro. Invece 4 su cinque lo fanno in quanto single e senza il partner giusto. Che poi, diciamocelo, su questo ultimo aggettivo potremmo aprire svariati dibattiti. La ricerca, effettuata da Albany Medical College di New York, solleva anche varie preoccupazioni in merito.

In Italia ogni anno sono 3mila le donne che si sottopongono a questo trattamento. Da noi chi ricorre alla crioconservazione dei gameti femminili è principalmente chi non rinuncia al sogno di farsi chiamare mamma. Ma è anche chi, in vista di eventuali patologie, decide di conservare alcuni ovociti per “varie ed eventuali”. Nonostante la loro validità non superi i cinque anni.

gravidanza

Per quanto riguarda l’Estero, nel 2014 sono state 816 le donne inglesi che hanno scelto di conservare i propri ovuli per un uso successivo. Si è registrato un incremento annuo del 25%, una cifra circa 30 volte superiore rispetto al 2001, quando le “avanguardiste” erano solo 29.

Gli altri fattori alla base della scelta del congelamento, secondo lo studio americano presentato dal Dr. Petropanagos, ricercatore associato presso Dalhousie University in Canada, sono le considerazioni finanziarie e la sensazione che avere una famiglia sia un impegno troppo grande. Ed ha aggiunto: “Quello che abbiamo sentito finora è che la maggioranza delle donne che fa questa scelta non ha un partner con il quale vorrebbe avere un figlio”. C’è quindi da preoccuparsi?

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