Etihad Airways è la compagnia aerea di bandiera degli Emirati Arabi Uniti e ha sede ad Abu Dhabi. La compagnia effettua oltre 1.000 voli settimanali verso 96 destinazioni in Medio Oriente, Africa, Europa, Asia, Australia, America del Nord e America del Sud, con una flotta di 85 aerei di Airbus e Boeing. Nel 2012 Etihad ha trasportato 10,3 milioni di passeggeri, ottenendo un fatturato di 4,8 miliardi dollari e un utile netto di 42 milioni di dollari. Ma non è la compagnia più importante del paese: è solamente la quarta più grande del Medio Oriente ed è la seconda più grande degli Emirati Arabi Uniti, dopo Emirates Airline.
Detto questo, però, i manager della Etihad Airways sembrano non essersi fatti spaventare dalla classifica ed hanno deciso di lanciare sul mercato il volo più caro del pianeta: per comprare un biglietto ci vogliono la bellezza di 33 mila euro. La tratta è quella che collega Mumbai, in India, a New York passando per Abu Dhabi: un volo di circa 20 ore. Si tratta di un’opzione per super ricchi, persone che vogliono volare da una parte all’altra del mondo in tutta comodità. Con i 33 mila euro si acquista infatti una cabina che assomiglia ad una stanza di un hotel di lusso.
Il nome della cabina è “The Residence”, e più che di una semplice sistemazione si tratta di una vera e propria esperienza di vita riservata, però, solamente a soggetti fuori dal comune. La compagnia ha definito la suite come “un’esperienza di viaggio unica e straordinaria, con assoluta discrezione e un’ospitalità senza limiti”. L’Airbus A380, il velivolo più grande al mondo, mette quindi a disposizione di ospiti assolutamente facoltosi tre stanze: camera da letto, bagno con doccia e soggiorno. Ma non solo, tra chef dedicati e camerieri devoti, chi sceglie l’opzione più cara del mondo potrà anche usufruire di uno chauffeur di lusso dall’albergo all’aeroporto, check-in e lounge privata. Prima di questa new entry, però, il primato apparteneva alla medesima compagnia, con il volo da Abu Dhabi a New York dal costo di “soli” 28 mila euro.
