Non ha nomi particolarmente invitanti, eppure l’assafetida (che deriva da una mescolanza di persiano e latino e significa ‘resina fetida’) è un elemento naturale di particolare utilità, sia in cucina che in erboristeria. Originaria dell’antica Persia, oggi particolarmente diffusa in India, è anche conosciuta come ‘sterco del Diavolo’ o ‘finocchio fetido’, tanto per rendere l’idea del suo sgradevolissimo odore.
Assafetida in polvere
Ma di cosa si tratta precisamente? L’assafetida è una pianta di cui si utilizza la resina che si estrae dalle radici, una sorta di pasta gommosa la quale viene poi pestata o grattugiata per il consumo. Nonostante l’odore solforoso che la contraddistingue, una volta aggiunta alle ricette essa dona un sentore di aglio ed esalta il sapore degli ingredienti, tanto che la cucina indiana la utilizza spesso per armonizzare le molte componenti di un piatto. Ma non è solo per ragioni culinarie che l’assafetida è molto diffusa in tutta l’Asia e il medio Oriente: essa infatti ha ottime proprietà medicamentose, utilizzate dalla medicina erboristica da secoli.
Chakli, snack findiano in cui si utilizza tradizionalmente l’assafetida
L’assafetida è infatti un ottimo rimedio contro i gonfiori di stomaco e la flatulenza, utile per la digestione. E’ inoltre considerata un potente antimicrobico, utilizzata per combattere bronchiti croniche, e un antinfluenzale. Si dice sia utile in caso di asma, di mal di denti, come antiepilettico. Ha tuttavia proprietà abortive, è quindi sconsigliata alle donne in gravidanza. Nella medicina aurvedica è utilizzata come espettorante e carminativo, in quella cinese il decotto (della pianta, non della resina) si impiega come anti-vermifugo. Ancora, in alcuni paesi è considerata utile contro l’impotenza, in altri viene masticata dalle donne in caso di amenorrea.