Fino a non molto tempo fa erano pressoché sconosciuti alle nostre latitudini, ma in poco più di un istante sono saliti alla ribalta, andando a finire direttamente nella classifica dei ‘super-cibi’ che non possono mancare in un’alimentazione salutare. Parliamo dei semi di chia, minuscoli concentrati di benessere che gli Aztechi coltivavano già in era precolombiana, e che oggi stanno spopolando anche nel resto del mondo grazie alle loro proprietà.
La chia è una pianta di origine centroamericana, del genere Salvia; in botanica si chiama infatti Salvia hispanica, ma i semi si ricavano anche dalla varietà Salvia columbariae – o ‘Golden chia’, anche se è di quella ‘originale’ che conviene fare incetta. Si tratta di una pianta erbacea aromatica (appartiene alla famiglia della menta, del rosmarino, della melissa, per intenderci), ma oggigiorno viene coltivata quasi esclusivamente per i suoi piccolissimi semini di colore scuro, che si possono consumare assoluti, aggiunti a muesli, yogurt o insalate, triturare per essere amalgamati a farine per dolci o panificati, spremuti per ricavarne olio (hanno un’ottima resa).
I semi di chia sono un vero e proprio concentrato di grassi ‘buoni’, tra cui l’Omega3 (raro nelle fonti vegetali) Omega6 e Omega9, più altri acidi grassi saturi. Ad essi si aggiungono importanti quantità di minerali, come manganese, fosforo, calcio, di proteine, di fibra. Gli effetti di tutte queste sostanze concentrate sono numerosissimi per l’organismo, anche se molti studi sono ancora in corso. Tra i risvolti conclamati, l’azione di controllo dei livelli di zuccheri nel sangue, della pressione sanguigna, del colesterolo ‘cattivo’. Sono altamente nutrienti e apportano ottime quantità di proteine, rivelandosi molto utili a chi pratica attività sportiva, anche grazie alla presenza di minerali in ampie quantità. Le fibre inoltre contribuiscono a regolamentare il transito intestinale.