Abbiamo sempre pensato che era questione di insofferenza alla gente e alle code, al baccano e alla confusione, ma la realtà, ahimé, è altrove: un pomeriggio all’Ikea provocherebbe una divergenza d’opinioni nelle scelte di arredare il proprio nido d’amore e una serie di perplessità sulla natura del rapporto. Ad ogni modo, sembrerebbe che il paradiso dell’immobiliare low cost in realtà sia un inferno per le coppie in cerca di arredo.
Secondo uno studio americano condotto dallo psicologo Ramani Durvasula, pubblicato sul Wall Street Journal, una visita all’Ikea provocherebbe non pochi litigi coniugali. La spiegazione sarebbe la seguente: la ricerca di prodotti economici abbasserebbe la soglia di attenzione nella conversazione, e farebbe scattare una serie di domande, più o meno esplicitate, su tutte le dinamiche della convivenza, in corso o futura. Ad esempio, chi paga? chi fa le pulizie? come distribuire gli spazi? e così via.
L’apice lo si raggiunge durante il momento del trasferimento dei mobili dal negozio sino a casa. Sino al momento della devastazione più totale, quando il materiale dovrà essere montato sino a obiettivo completato. Come se fosse facile. L’idea di piantare chiodi e di avvitare viti sembrerebbe una prerogativa maschile, ma chi ha sfogliato i manuali di istruzioni sa bene come possa essere complessa la lettura degli stessi.
Inoltre, secondo lo stesso Durvasula, “il supermercato diventa un vero e proprio percorso forzato tra gli incubi di una relazione”. Perché il lungo tragitto che ci allontana dalle casse, fatto di bambini che strillano, code infinite, assemblaggi complessi e ritrovamenti eccezionali, è davvero irto di difficoltà. E ci vuole pazienza per evitare la crisi. Molta.
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