Sembra il nome di uno strano animaletto della foresta tropicale, e invece è una pianta che regala dei frutti che nessuno stenterebbe a chiamare agrumi, ma proprio agrumi non sono: parliamo di kumquat, o ‘mandarino cinese’ (e non manca chi lo chiama kingen). Questa pianta appartiene alla famiglia delle Rutacee, che include anche le piante del genere citrus (e quindi gli agrumi), ma il cosiddetto mandarino cinese in realtà appartiene al genere Fortunella, altro nome con cui i frutti vengono spesso identificati.
In effetti l’appellativo di ‘mandarino’ appare appropriato se si considera la somiglianza del kumquat con gli agrumi: questo frutto sembra infatti una arancia in miniatura, sia esternamente (anche se è di forma allungata) che internamente. Non lo si sbuccia e non lo si divide in spicchi: il kumquat si mangia intero, perché la buccia è morbida e non si può dividere dalla polpa, e anche nel sapore evoca un mandarino incrociato con la scorza di agrume. Spesso lo si utilizza candito o come decorazione di cocktail tagliato a fettine. Il kumquat assomiglia agli agrumi anche nelle proprietà nutritive: alta la presenza di vitamina C e A e molto ricco di potassio, si rivela utile alleato del sistema immunitario, mentre la ricchezza di oli essenziali lo rendono un frutto antiossidante, antibatterico, antinfiammatorio.
Ma da dove proviene la Fortunella? Questa pianta ha origine asiatica, dove il kumquat viene coltivato da secoli (specialmente in Cina e in Giappone), ma è stata esportata in Europa e negli Stati Uniti. In Italia oramai si trova spesso nei vivai, perché è una bella pianta ornamentale cespugliosa sempreverde, molto resistente – può stare all’esterno anche nei mesi invernali – e dalla fruttificazione praticamente certa, specialmente nelle regioni del litorale tirrenico (ma cresce tranquillamente anche nelle regioni del nord).