Di recente sono salite alla ribalta mediatica due storie che hanno dato la misura di a che punto è la questione dell’accettazione della diversità in Italia quando si parla di persone transessuali e transgender. Le vicende riguardano due insegnanti, Cloe Bianco e Michele Romeo, che hanno scelto di manifestare la loro transizione agli studenti, ovvero il loro percorso di passaggio da uomo a donna. Pur avendo due percorsi diversi alle spalle, entrambe si accomunano per il fatto di essere nate uomini dal punto di vista biologico, e aver scelto di adattare il proprio corpo e aspetto all’identità di genere che sentivano essere più consono. Luca è diventato Cloe, Michele è sempre Michele e si definisce intersessuale – è necessario sottolineare quante sfumature esistano quando si parla di orientamento, identità, genere, ruoli.
Come prevedibile, si è scatenato un polverone, con assessori regionali della pubblica istruzione, esponenti politici e genitori che non hanno esitato a definire il ‘comportamento’ e il look delle prof poco consono al loro ruolo, tanto da richiedere un’ispezione. Ci hanno pensato i ragazzi a difenderle (e anche molti genitori, presidi e insegnanti), dichiarando agli Ispettori dell’Ufficio scolastico regionale mandati all’Istituto Scarpa Mattei (dove insegna Cloe Bianco) che l’insegnante è brava e spiega bene – ha riportato la responsabile dell’istituto, e che non è di loro interesse la sua scelta o il suo orientamento. Anzi, non manca chi l’ha definita coraggiosa, oltre che preparata e competente. Anche Michele Romeo, intervistata dal Messaggero Veneto nel primo giorno della sua supplenza presso il Liceo Einstein di Cervignano, afferma che gli studenti e le studentesse non hanno dimostrato particolare disagio.
Impressioni confermate da un sondaggio di Skuola.net, il portale dedicato agli studenti, che ha raccolto i pareri di 1000 studenti di scuole medie e superiori, i quali hanno affermato, in 3 su 4, che non sarebbero scandalizzati dall’avere il prof che diventa la prof, che 1 su 2 continuerebbe a far lezione come se nulla fosse, e che gli orientamenti sessuali degli insegnanti non sono affari loro. Una visione che delinea come la transfobia intesa come avversione alla diversità stia scemando man mano che le nuove generazioni prendono confidenza con le mille sfumature degli orientamenti sessuali e delle identità di genere. Non manca chi afferma di non gradire una prof o un prof transgender, ed è circa il 13% degli intervistati, ma la percentuale restante ha dato risposte di accoglienza e comprensione.