Chi non ricorda la filastrocca sulla bella lavanderina che si cantava da bambine? Ebbene sì, quello di lavare i panni è un compito con cui, prima o poi, tutte si devono misurare. Che sia in lavatrice o a mano, bisogna imparare a capire il giusto metodo per trattare i diversi capi visto e considerato che ogni tessuto ha le sue esigenze da rispettare al fine di poterlo utilizzare più a lungo possibile. Non c’è bisogno di formule magiche, tutto è scritto nero su bianco sulle etichette site all’interno di intimo, abiti, camicie etc. Quante volte è capitato di fare le cose di fretta e, in maniera distratta, sbagliare le temperature ritrovandosi così con maglioni di una taglia più piccola? A illuminare d’immenso è stata Pascale Florante, Segreteria Generale del CoFREET (Comité Français de l’Etiquetage de l’Entretien Textile) che, intervistata dalla rivista d’attualità francese l’Express, ha rivelato tutti i segreti per leggere correttamente le etichette, una vera miniera di informazioni in quanto, oltre a indicare la taglia, la marca, il paese di fabbricazione e la consistenza del tessuti, aiutano i consumatori a capire come prendersi cura dei propri abiti.
I meriti vanno all’Associazione Internazionale per l’Etichettatura di Manutenzione del Tessile (GINETEX), l’organismo mondiale che governa le etichette di manutenzione dal 1975 che ha inventato un sistema di simboli grafici internazionali che danno notizie circa il trattamento necessario per la pulizia di ogni singolo capo. I simbolo devono essere apposti secondo il seguente ordine: lavaggio ad umido, candeggio, asciugatura in tamburo, stiratura e lavaggio a secco professionale: quelle che sembra una vaschetta indica in realtà che il capo può essere lavato in acqua mentre la presenza della manina immersa vuol dire che può essere lavato a mano e i vari numeri alludono alle temperature consentite; per quel concerne il cerchio invece, fa riferimento al lavaggio a secco mentre le varie lettere indicano il tipo di lavaggio da effettuare. Il candeggio è poi rappresentato dal triangolo, se bianco si può trattare l’indumento con la candeggina altrimenti è sconsigliato.
Per quel che concerne l’asciugatura si usa il simbolo del quadrato: col cerchio interno rappresenta l’asciugatura con la macchina senza indica l’asciugatura all’aria aperta. I puntini che si vedono all’interno stanno a indicare la massima temperatura utilizzabile infine, per la stiratura, si usa proprio l’icona del ferro da stiro: se non presenta simboli l’indumento può essere stirato, i pallini all’interno del ferro indicano le temperature mentre la croce mette in allerta: non bisogna stirare quel capo d’abbigliamento. A volte però tutto ciò risultare complicato ma, a semplificare le cose ci pensa il progetto Clevercare, un nuovo sistema di etichettatura che aiuta a prendersi cura degli abiti invitando allo stesso tempo a rispettare l’ambiente riducendo impatto climatico ma anche fatica e denaro.
Ebbene sì, stando a quanto rivelano alcuni studi, gli abiti sono spesso lavati più frequentemente del necessario e il lavaggio superfluo contribuisce inutilmente all’inquinamento: è bene dunque assumere comportamenti responsabili per semplificarsi la vita, qualche consiglio? Abbassare la temperatura quando si lava a macchina da 60°C a 30°C, o caldo o freddo, si risparmia metà energia e ancora è bene togliere i vestiti dalla lavatrice e stenderli ad asciugare non appena il ciclo di lavaggio è finito così da diminuire le pieghe e risparmiare energia e, qualora fosse necessario ricorrere a un’asciugabiancheria, è meglio sceglierne una con sensore di umidità di classe energetica A o superiore. Sul sito www.clevercare.info, è possibile approfondire l’argomento e conoscere tutti i segreti dei simboli presenti sulle etichette e fare tesoro di preziosi consigli che aiutano a conoscere tante piccole perle di saggezza.
Il problema sorge quando, appena acquistato il capo, si ha l’abitudine di tagliare quelle spesso lunghissime targhette, un’idea che, stando ai dati Ipsos del 2014, riguarda il 70% delle persone. A tale proposito Pascale Florant rivela che senza etichetta è come se il capo perdesse la sua identità, motivo per cui suggerisce di conservarle sempre, anche in un cassetto: l’unica via rimasta potrebbe essere rivolgersi a una tintoria che potrà tentare di valutare la composizione e capire il modo più adatto per un lavaggio sicuro.