Il suo passato è leggendario, e si associa e divinità e miti: la mela cotogna era nota come il frutto sacro ad Afrodite ed emblema di buon auspicio, già conosciuta quindi ai Greci, ai Romani ma anche ai Babilonesi. È dall’Asia Minore infatti che arriva la sua specie, ma a dispetto di un passato mitologico il suo presente è piuttosto discreto, quasi sotto tono. La mela cotogna è oggi un frutto la cui diffusione è molto ridotta, forse a causa del sapore poco zuccherino, e la cui coltivazione in Italia si limita alle regioni del sud.
Le preparazioni culinarie a base di cotogna (che può assumere la forma rotondeggiante di una mela o oblunga di una pera, difatti si conosce anche la pera cotogna) sono retaggi di un passato recente, che vale la pena riscoprire: ottima è la confettura di mele cotogne, i liquori, o la famosa cotognata, una gelatina dolce. Come accennato sopra, il sapore della mela cotogna è piuttosto acidulo e dalla consistenza spesso allappante, ma queste caratteristiche un po’ ostiche nascondono delle qualità interessanti dal punto di vista della salute.
La mela cotogna è nota innanzitutto per essere astringente, tanto che in alcuni paesi asiatici un cucchiaio della sua marmellata viene disciolto nell’acqua e ingerito per combattere problemi intestinali. E’ però il consumo a crudo a renderla particolarmente efficace in questo contesto. Questo frutto è inoltre ricco di fibre, altra componente essenziale nella salute intestinale. Da cruda apporta una buona quantità di vitamina C, sostanza benefica ma molto volatile che col calore di cottura se ne va. E’ inoltre un frutto ricco di minerali come il magnesio, il potassio, il calcio. Sin da tempi antichi, si preparava un decotto di mela cotogna per contrastare la tosse e il mal di gola, mentre l’infuso favorisce la digestione.