“Per la sua scrittura polifonica, un monumento alla sofferenza e al coraggio nel nostro tempo”: con queste motivazioni l’Accademia di Svezia ha deciso di premiare con il Nobel per la Letteratura 2015 Svetlana Alexievich, scrittrice e cronista bielorussa che riceverà l’insigne riconoscimento il 10 dicembre. Probabilmente non tutti in Italia la conoscono, ma per i suoi connazionali quello della Alexievich è un nome noto, soprattutto da quando è stata costretta a lasciare il suo paese a causa delle sue posizioni ‘scomode’. Ma andiamo con ordine.
Classe 1948, Svetlana Alexievich diventa una delle croniste di punta per i connazionali grazie alla sua copertura di tutti gli eventi riguardanti l’Unione Sovietica e l’area dell’ex URSS. Dalla Seconda Guerra Mondiale allo scioglimento dell’URSS, dal disastro di Cernobyl alla guerra in Afghanistan, i saggi, i romanzi, le cronache e i reportage di Svetlana sono stati una fonte importante per conoscere la storia e le vicende di quell’area. L’autrice si è occupata di tematiche controverse, ha suscitato scalpore sia con i suoi libri che con i reportage giornalistici, tanto che, come spesso accade, si è creata diversi nemici tra quelli ‘che contano’: il presidente del regime bielorusso, Aleksandr Lukashenko, l’accusava di essere una spia della CIA. Per sfuggire alla persecuzione, l’autrice si trasferì nel 2000 a Parigi, e solo da poco è tornata a Minsk.
I suoi libri, tradotti in una quarantina di lingue ed editi in Italia dalle edizioni e/o affrontano i temi storici da punti di vista particolari, come la prospettiva delle donne russe sulla Seconda Guerra Mondiale (‘La guerra non ha un volto di donna’), un’analisi dei suicidi seguiti al crollo dell’Unione Sovietica (‘Incantati dalla morte’), un drammatico resoconto sul disastro nucleare di Cernobyl (‘Preghiera per Cernobyl’), e uno sulla guerra in Afghanistan (‘Ragazzi di Zinco’). Nel 2014 Bompiani ha pubblicato ‘Tempo di seconda mano: la vita in Russia dopo il crollo del comunismo’. Il suo stile è a cavallo tra la fiction e la cronaca, tra il reportage e il romanzo, e le sue ricerche si avvalgono di preziose testimonianze di vita vissuta, che rendono le storie ancora più reali, racconti corali che tengono conto sia delle vittime che dei carnefici. Il suo sito ufficiale parla di ‘Big Utopia’, la ‘grande utopia’ che è stato il regime comunista, una fase storico-sociale che l’autrice ha voluto indagare a partire dalla Rivoluzione del 1917, attraversando gulag e stalinismo, fino ai giorni nostri. ‘La storia dell’anima russo-sovietica’ è stata ampiamente raccontata da Svetlana Alexievich, che è la 14esima donna a vincere il Nobel per la letteratura, a fronte di 99 uomini.