Il colore e la vita oltre la tragedia del sisma nepalese. L’appello è di quelli urgenti e rivolti alla comunità internazionale nella sua interezza. Lo scopo invece è di non far seppellire le voci dei sopravvissuti al terremoto del 25 aprile e del 12 maggio da una mole di detriti, indifferenza e grigiore.
A mandare questo messaggio di speranza e impegno civile, non è un nutrito gruppo di intellettuali stagionati, ma il lavoro personale di un giovane fotografo italiano. Nella mostra Bring Back Those Colors – Riportateci quei colori, dal 25 al 27 settembre al Maxxi di Roma e poi in giro per l’Italia, Jacopo Brigioni, venticinquenne romano, ricostruisce in 58 scatti, una mappa del folklore nepalese, prima e dopo il sisma.
Nel confronto tra ieri e oggi emergono quindi sentimenti diversi ma complementari. La fascinazione per un paese vivacissimo, sia dal punto di vista dell’estetica, sia della visceralità dei suoi abitanti, dove il 40% di essi è rappresentato da bambini, e la voglia di impegnarsi in prima persona per far sì che quelle scintille di umanità non soccombano alla distruzione di luoghi e relazioni personali. Tutto l’incasso della mostra sarà infatti devoluto all’UNICEF Italia, impegnato in prima linea sui territori colpiti dal sisma.
Abbiamo quindi incontrato il giovane artista romano in occasione della presentazione della mostra presso il museo capitolino. Messo di fronte agli scatti per lui più significativi, che ha avuto l’occasione di immortalare in due viaggi, uno precedente alla tragedia e uno posteriore, ci ha raccontato di uno splendido paese che ha bisogno dell’aiuto di tutti per ripartire.
Jacopo Brogioni: “Qui siamo durante la Holy Bael Ceremony, a Katmandu. E’ una della fasi preliminari della scelta della dea bambina, la kumari. Queste sono piccole kumari che aspettano il rito e poi ricevono dei doni. In questa foto mi piaceva sia l’elemento del colore, sia il fatto che le due bambine di stessero dicendo qualcosa di privato.“.
J.B.: “Questo è un altro scatto rubato. Ero in un child space di UNICEF. Sono tende e posti creati a misura di bambini. Servono a farli giocare e andare a scuola perché gli edifici sono distrutti. Io sono arrivato e pian piano stavano già tornando nelle scuole ma spesso questi posti venivano utilizzati per far giocare i bambini dopo la scuola. Questa foto rappresenta un bimbo che gioca con i colori. L’ho chiamata It’s just color, per dire che non stava sanguinando e che invece era un gioco“.
J.B: “Anche qui uno scatto rubato. L’ho fatto senza guardare. Stavano demolendo questo edificio vicino alla Valle dei templi e questa donna stava lì a guardare. E mentre io le arrivavo dietro lei si è girata e nel frattempo si è alzata e si è alzata una nuvola di polvere. E ho scattato.“.