Monumentale, statuaria, tenace e maestosa, quella del fico d’India è una pianta succulenta altamente evocativa. Nell’immaginario nostrano il fico d’India sta alla Sicilia come l’olio d’oliva sta alla Puglia o il riso al Piemonte: il cactus spinoso e dalla composizione estremamente intricata punteggia il paesaggio siculo mentre i suoi frutti deliziano i palati dei suoi abitanti da secoli (e la sua produzione avviene per la maggior parte sull’isola).
Tuttavia il fico d’India è diffuso anche nelle altre regioni meridionali e in alcune zone costiere del centro Italia, ma non è dal Mediterraneo che ha origine. E’ infatti in Messico che nasce questa pianta dai deliziosi frutti multicolore, tanto che rientra tra i simboli dello stemma nazionale ed era consumato in abbondanza sin dai tempi dell’impero Azteco. I conquistatori spagnoli lo portarono in Europa, dove il cactus mise radici nelle aree più aride, diffondendosi ampiamente in nord Africa e alcune zone semi-aride dell’Asia.
Ma veniamo alle specifiche del frutto. Protetto dall’intrico di spine della pianta e dalla peluria spinosa che ne punteggia la buccia (alcune varietà tuttavia ne sono prive), il fico d’India richiede qualche precauzione nella raccolta, ma poi la delizia del suo sapore dolce compensa la fatica. Esiste di diverse colorazioni che abbracciano la gamma dei rossi/arancioni, del verde e del bianco, mentre la meravigliosa polpa magenta di alcuni frutti lo rendono gradevole anche alla vista e perfetto per preparare gelati e granite. Il frutto è ricchissimo di vitamine, in particolare C, ma è anche noto per l’alto contenuto minerale (calcio, fosforo).
L’azione astringente per cui è noto lo ha reso protagonista della medicina popolare, ma proprio a causa di essa è sconsigliato mangiarne eccessive quantità; è un ottimo antiossidante e depurativo; di recente, alcuni studi hanno confermato la sua azione di contrasto alle intossicazioni alcoliche. Anche le pale, i cladodi, vengono consumate in molte aree dell’America Latina come verdura (nopales), e il succo che si ricava da esse è utilizzato per combattere tonsilliti e infiammazioni, mentre il gel contenuto in esse è un comune rimedio anti-scottature (uso noto anche alle latitudini nostrane).