Un vero colpaccio: ingaggiare Skin come nuova giudice di X-Factor è stata una grande mossa televisiva. La cantante inglese non è solo l’ospite internazionale che, per antonomasia, diventa il catalizzatore delle attenzioni; non è solo l’unica donna a fare da giudice nella nona edizione del talent show e pertanto particolarmente visibile in un cast interamente maschile (ad eccezione degli interventi di Mara Maionchi); non è solo la ‘straniera’ che fa sorridere per il suo italiano stentato; Skin è un catalizzatore naturale di energia, è grinta allo stato puro, è un’esplosione di personalità, tosta, fotogenica, sorridente, simpatica, casinista al punto giusto. Ed è famosa, amata, adorata, idolatrata per la sua carriera da musicista, per la sua voce inconfondibile. Insomma un colpo perfettamente assestato, che, per ora, ha dato i suoi frutti con ascolti da record nella prima puntata delle audizioni.
Al secolo Deborah Anne Dyer, nata a Brixton, Londra, Skin è emersa nel panorama musicale internazionale come leader degli Skunk Anansie, band cult del britrock, che negli ultimi anni ’90 ha prodotto 3 album rimasti iconici nella storia del genere, facendo emergere la voce incredibile, graffiante, pungente di Skin. Frontwoman insostituibile, con una presenza scenica degna di un’eroina dark-punk-futurista, con la sua testa rasata, gli occhi spalancati, la bocca impegnata in smorfie, il fisico da modella e il look rigorosamente black, che non disdegna lattice e ali di corvo, Skin diventa un’icona nel mondo della musica. Addolcitasi quel tanto che bastava per dedicarsi ad alcuni progetti solisti, Skin non ha mai fatto mistero del suo pensiero femminista, della sua bisessualità (è sposata con Christine Wyly), della sua matrice politicizzata: Allmusic ha cercato di descrivere la musica degli Skunk Anansie come ‘un’amalgama di heavy metal e rabbia black- femminista’.
Una pantera che non ha mai nascosto anche i lati più teneri e romantici, tanto che lo sguardo le si intenerisce di fronte alle esibizioni dei concorrenti più talentuosi, fino al punto di baciare e abbracciare un ragazzo commosso. Ma dietro il banco della giuria Skin occupa il posto della casinista, dell’esuberante, dell’urlatrice (spesso le grida camuffano le carenze linguistiche) ma anche della musicista che conosce il fatto suo, che ha le idee chiare e sa dare un senso a quello che vede e ascolta. Certo, l’italiano imparato in fretta e furia non le permette di esprimere tutto quello che vorrebbe, c’è da scommettere che se la padronanza della lingua fosse maggiore le sue uscite sarebbero epocali, ma lei sa rimpiazzare la carenza di termini tirando fuori auto-ironia e una presenza scenica inimitabile.