E’ esattamente quello che si definisce ‘fenomeno letterario’: 30 milioni di copie vendute, una notorietà esplosa improvvisamente e clamorosamente, traduzioni in decine di lingue (c’è chi ne conta più di cento), una produzione iper-prolifica, con più libri dati alle stampe nello stesso anno. Eppure Andrea Camilleri non presenta alcun tratto mainstream, i suoi romanzi non sono così ‘semplici’, non ha mai ceduto alla tentazione del commerciale, non è facile l’immedesimazione del lettore nelle sue storie, e, a meno che non si sia nati nella sua terra d’origine e ambientazione letteraria, la Sicilia, non è nemmeno scontata la comprensione di certe dinamiche. Per non parlare del linguaggio, un dialetto che si interpone all’italiano e colora interi romanzi di termini e modi di dire che il contesto può rendere intuibili, ma a volte anche no.
Insomma il fenomeno Camilleri non è facilmente spiegabile, pur essendo innegabile, e in un certo senso restituisce al concetto di ‘best seller’ la dignità dell’intelletto, dell’amore per la letteratura, distaccandosi completamente da ‘fenomeni letterari’ di dubbio valore che vanno e vengono grazie a ondate di marketing pruriginoso. I polizieschi sono sicuramente il fiore all’occhiello della produzione letteraria dell’autore, padre del Commissario Montalbano, vero e proprio Maigret italiano, anzi siciliano. Ma anche i romanzi storici e civili (‘La strage dimenticata’ in primis), inizialmente di poco successo e apprezzati da un pubblico ristretto, oggi divenuti ‘cult’ hanno impegnato lo scrittore che si appresta a spegnere 90 candeline il 6 settembre.
90 anni e quasi 100 romanzi, un bel record per un autore che ha raggiunto la notorietà a circa 70 anni, dopo aver lavorato alla regia teatrale, televisiva e nell’insegnamento per tutta la prima fase della sua carriera. Con ‘La forma dell’acqua’ del 1994 esplode la notorietà, e la saga di Montalbano diventa vero fenomeno culturale, anche grazie alla serie televisiva in cui Luca Zingaretti intrepreta il ruolo del commissario della cittadina immaginaria di Vigata. L’amore per la Sicilia traspare in tutta la produzione, anche e soprattutto attraverso il suo personaggio principale, per la su cucina, per il mare, per la tradizione popolare, per la saggezza di certe signore e signori di una certa età. Ma non mancano gli aspetti tragici di una terra martoriata dalla mafia, dalla mala gestione della cosa pubblica, dalla burocrazia intricata (che Montalbano detesta): la Sicilia in tutte le sue contraddizioni è la vera protagonista delle opere di Camilleri, caratterizzate per l’uso del dialetto siciliano come forma espressiva summa, mescolata all’italiano in un linguaggio tutto suo che varia a seconda dei personaggi che se ne servono. L’autore ha dichiarato in diverse occasioni che con l’italiano racconta i fatti, con il dialetto i sentimenti. Fu il padre in punto di morte a suggerirgli di scrivere anche in dialetto: Camilleri gli aveva appena narrato un racconto, dicendo che non avrebbe saputo come scriverlo in italiano per rendere le stesse sfumature.
Qualcuno gli critica di essere un autore comprensibile solo ai siciliani, qualcun altro trova in questo la sua forza. Fatto sta che i numeri parlano da soli, e che in occasione dei suoi 90 anni Sellerio, la casa editrice con cui ha un rapporto professionale decennale, pubblicherà un cofanetto a tiratura limitata che, c’è da scommetterci, andrà a ruba: ‘I Sogni’, 48 cartoline con le copertine dei libri pubblicati nella collana ‘La memoria’ e l’antologia dei sogni narrati nei romanzi di Camilleri, uno dei temi ricorrenti dei suoi romanzi. Inoltre, per l’occasione Sellerio dà alle stampe ‘Gran Teatro Camilleri‘, una serie di scritti tratti da un convegno di dieci anni fa dedicato all’autore, in cui si indagavano le ragioni del suo successo, che ha valicato abbondantemente i confini italiani.