Pubblicato il

Viaggio nel Paese di Cuccagna

Vagare – con la mente – nella terra dove tutto abbonda e la fatica non è necessaria. Il mito della Cuccagna

Quadro di Bruegel
Opera di Pubblico Dominio - tramite Wikimedia Commons

C’è una terra dove il cibo abbonda, il clima è sempre gradevole, il piacere è un’esperienza quotidiana, e di lavorare, faticare, stancarsi non se ne parla nemmeno. Tutto è gratis, tutto è per tutti, e ce n’è abbastanza da non doverselo contendere. Purtroppo è un luogo difficile da raggiungere, in cui solo con un viaggio di fantasia si può arrivare. Come si chiama? E’ il Paese di Cuccagna, topos letterario antichissimo che evoca una terra di piacere e abbondanza, sognato sin dalla notte dei tempi ma mai, in nessun dove e in nessun quando, raggiunto se non con voli pindarici della fantasia.

Una mostra in corso a Milano presso il Castello Sforzesco “Il mito del paese di Cuccagna. Immagini a stampa dalla Raccolta Bertarelli” riaccende la curiosità su una leggenda che ha attraversato i secoli e i confini geografici. La ricerca di ricchezza e di cibo sono sempre stati espedienti letterari utilizzati nelle favole classiche: la fame erano la molla che spingeva i personaggi ad avventurarsi in mondi sconosciuti, l’insaziabilità era la caratteristica principale di molti ‘cattivi’ delle fiabe (l’orco, la strega che mangia i bambini). Non è difficile immaginare l’origine popolare di molti miti e leggende da cui sono nate alcune delle fiabe più famose, in epoche in cui i poveri erano coloro che si ammazzavano di fatica per un tozzo di pane, e i ricchi vivevano sulle loro spalle ingrassando e sollazzandosi.

Il Paese di Cuccagna era il sogno, il mito, l’evasione, un luogo che in diverse narrazioni compare, con variazioni sul tema, ma sempre contraddistinto da due caratteristiche: l’abbondanza e l’indolenza. Non serve lavorare, coltivare, allevare: i salami penzolano dagli alberi e i fiumi sono di latte. E’ un luogo dove nessuno è ricco e nessuno è povero, i ruoli e le classi sociali non hanno motivo di esistere, e, secondo alcune versioni, nemmeno la morale o l’etica, perché qui non c’è bisogno di rubare, di truffare, di soggiogare, nessuno che controlla e giudica.

Il termine ‘cuccagna’ si pensa derivi dal provenzale e a sua volta dal gotico tedesco (Kuche, ‘torta’). Le prime allusioni ad un luogo mitico del genere si ritrovano già nell’Epopea di Gilgamesh (4500 a.c.), nella commedia greca (Ferecrate, nel V a.c. parla degli Inferi come un luogo dove scorrono fiumi di brodo e polenta), ma è soprattutto dalla fantasia medievale che le sue sembianze si delineano ed evolvono. Importante esempio della mutazione letteraria del mito della Cuccagna è il Decamerone di Boccaccio, che nella terza novella dell’ottava giornata narra del Paese del Bengodi, dove “si legano le vigne con le salsicce… ed eravi una montagna tutta di formaggio parmigiano grattugiato… genti che niuna altra cosa facevan che far maccheroni e raviuoli”. Anche ne La nave dei folli’ di Sebastian Brant al capitolo 108 si incontra un luogo di abbondanza e nullafacenza, così come nell’opera di Lope de Rueda, di Hans Sachs, di Le-Grand, dei Fratelli Grimm.

Nella produzione letteraria italiana abbonda l’allusione alla Cuccagna, non solo nel sopra citato Decameron ma anche nella ‘Historia nuova della città di Cuccagna’ di Alessandro da Siena, nelle opere anonime del ‘Capriano contadino’ e del ‘Capitolo di Cuccagna’. E ancora Tommaso Garzoni, Ippolito Neri, Francesco de Lemene sono autori che nelle loro opere hanno narrato il Paese di Cuccagna, mito a volte utilizzato come espediente per truffare i creduloni. Indimenticabile a questo proposito il Paese dei Balocchi di Collodi, descritto in Pinocchio come una sorta di Paese di Cuccagna formato bambino, dove si gioca e non si va a scuola, e ancora vi accenna Manzoni ne ‘I promessi sposi’ (Renzo sbalordito trova pani prelibati per terra a Milano, e si chiede se si tratti del Paese di Cuccagna, mentre in realtà erano in corso i saccheggi dei forni).

Anche nelle arti figurative abbondano i riferimenti, come nell’emblematica tela di Pieter Bruegel il Vecchio ‘Il Paese della Cuccagna’, che rappresenta un contadino, un chierico e un soldato – emblema dei ceti sociali del feudalesimo – che si sollazzano all’ombra dell’albero della Cuccagna, al quale sporge una tavola imbandita, mentre al loro fianco un soldato sporge dalla finestra di una casa il cui tetto è ricoperto di torte. Nella tradizione popolare, l’albero della Cuccagna o il palo della Cuccagna sono diventati espressione folkloristica del mito, gioco in cui i contendenti si devono arrampicare in cima ad un palo unto di grasso scivoloso per conseguire i premi, spesso gastronomici.

Insomma il Paese di Cuccagna, ‘dove chi più dorme più guadagna’ ha attraversato i secoli e l’immaginario collettivo europeo in lungo e in largo. Un luogo che ancora nessuno ha trovato, se non grazie alla fantasia.

Stile.it sceglie e raccomanda in maniera indipendente prodotti e servizi che si possono acquistare online. Ogni volta che viene fatto un acquisto attraverso uno dei link presenti nel testo, Stile.it riceve una commissione senza alcuna variazione del prezzo finale.
Categorie ViaggiTag

Potrebbe interessarti