Addio Fiorucci, icona della moda pop

Precursore di quello che oggi chiamiamo streetstyle, della moda democratica, che scardina i vincoli del perbenismo, li tinge di colori pop, di ironia, di forme originali: Elio Fiorucci, scomparso ieri 20 luglio all’età di 80 anni appena compiuti, è una vera icona del Made in Italy, ma in salsa anticonformista. L’Italia e la sua Milano piangono una delle menti creative più proficue del design italiano, padre di uno stile divenuto, dalla fine degli anni ’60 in poi, una firma distintiva. Tanto da dare una connotazione ai suoi seguaci, i ‘fioruccini’, giovani – milanesi all’inizio, europei poi – che vestivano i suoi iconici jeans, aderenti per l’epoca, le sue t-shirt con stampe e diciture ironiche, gli hot-pants, le camicie militari. E’ stata la Swinging London a dargli il ‘la’, e spingere il giovane Elio a fare il salto di qualità dall’azienda di famiglia alla produzione del proprio marchio. Si è sempre definito un ‘imprenditore della moda’ più che uno stilista, e di certo il fiuto imprenditoriale ce l’ha avuto, unito alla giusta dose di anticonformismo di londinese evocazione, di amore per la cultura e l’arte pop che spopolavano nella New York anni ’70 mischiate alla volontà di scardinare i dogmi più classici della moda borghese. Per tutti gli anni ’70 e ’80 Fiorucci è stato un simbolo, amato dalle star internazionali come Madonna, Grace Jones, Bianca Jagger, e da artisti come Andy Wharol e Keith Harring, con il quale ha avuto una collaborazione (l’artista gli graffitò il negozio milanese di San Babila). Insomma un genio della moda a tutto tondo, capace di creare tendenze, di fiutare talenti, di mescolare discipline dando vita a linguaggi giovanili entrati nella storia. Dagli inizi del 2000, la Love Therapy, svolta animalista, il vegetarianesimo e l’impegno di trasmettere messaggi attraverso gli abiti, oltre alle recentissime collaborazioni con WWF, testimoniano il dinamismo intellettuale di un uomo che non ha mai smesso di evolversi.