Il cantautore compie gli anni il 14 giugno e oggi come non mai le sue parole riecheggiano nella tradizione cantautorale italiana
Il cantautore a volte impegnato, a volte romantico, a volte solamente Francesco, narratore di un’epoca e di un’esistenza personale segnata dall’Italia del dopoguerra. Guccini, il modenese autore di successi come L’avvelenata e La locomotiva, compie 74 anni il prossimo 14 giugno e ricorda alla società italiana, il peso delle sue liriche politiche e sociali.
Tutto nasce però nel 1967, anno nel quale il cantante debutta con l’LP Folk beat n. 1 e si concluderà con, considerando la produzione fino a oggi, circa venti album pubblicati e una serie di successi, che hanno fatto la storia della musica nostrana.
Una tradizione fatta di parole, impegno e il coraggio per dirlo, dove Guccini viene ritenuto, insieme a Francesco De Gregori e Fabrizio De André, uno dei massimi esponenti del cantautorato italiano. D’altronde la lingua è materia conosciuta per il cantautore, che fino alla metà degli anni ottanta ha insegnato lingua italiana al Dickinson College, e presso la scuola off-campus, a
Bologna.
Nel 1967, prova a partecipare al Festival di Sanremo come autore del brano Una storia d’amore, ma la canzone non supera le selezioni, pur sostenuta dalle artiste Caterina Caselli e Gigliola Cinguetti.
Poco male per Guccini, che scrive la hit Dio è morto e viene lanciato nel panorama della musica nazionale, e anno dopo anno, conquista il
cuore degli italiani. Un amore confermato anche dal fatto che nel 2006, ricevette infatti un voto in occasione dell’elezione del Presidente della Repubblica Italiana.
Ma la sua musica è ancora qui, e dopo aver influenzato una generazione, anche di musicisti, tra cui spicca Samuele Bersani, c’è ancora una lirica ancora tutta da scrivere.