Quello dell’Angola è uno dei Padiglioni che spesso si sentono nominare tra i più sorprendenti di Expo 2015. Sarà perché la sua forma è semplice epppure architettonicamente d’effetto, sarà perché in pochi conoscono le delizie della cucina angolana che qui si può sperimentare sotto forma di piatti che uniscono tradizione e gourmet, fatto sta che il padiglione del paese africano è uno dei più gettonati dai visitatori dell’esposizione universale. L’architetto, Paula Nascimiento, è stata premiata con una menzione speciale nell’ambito dell’ArcVisione Prize 2015, riconoscimento che Italcementi assegna all’architettura femminile, edizione che quest’anno si è arricchita della collaborazione di We-Women for Expo.
Un viaggio attraverso la cultura gastronomica angolana, un percorso che comincia dai prodotti tipici per affrontare il tema delle coltivazioni in un’ottica futuristica, quando le prossime generazioni potranno godere di stili di vita più sani e sostenibili. O perlomeno auspicabili. La ricchezza e la diversità delle tradizioni culinarie angolane viene proposta non solo per deliziare le papille gustative dei visitatori (tra i piatti da non perdere la bisque di aragosta, per intenderci) ma anche per educare. Educazione per accrescere consapevolezza, che abbracci la conoscenza del cibo e delle norme che ne regolano la produzione, innalzando i livelli qualitativi. Integrando l’innovazione con le ‘buone pratiche’, che coniugano saperi antichi e tecnologie moderne secondo uno sviluppo sostenibile. Un focus importante è dedicato alle donne, importanti detentrici della tradizione nella società angolana, soggetti di rilievo nell’educazione in quanto educatrici a loro volta nonché pilastri dell’economia familiare, dell’igiene, della preparazione del cibo.
Questi concept si sviluppano in un’area di circa 2000 metri quadrati, caratterizzata da un grande baobab stilizzato, protagonista dell’architettura del Padiglione angolano assieme agli spazi verdi coltivati con frutta, ortaggi e piante tipiche sulla terrazza all’ultimo piano. La struttura è realizzata con materiali sostenibili e riciclabili (facili da smontare e riutilizzare) ed è molto semplice nella sua composizione. L’imbondeiro, ovvero il baobab africano, è un albero sacro nella cultura angolana, ed è da lì che parte il viaggio culturale e gastronomico del visitatore, a cominciare dall’ascolto delle interviste ad alcune delle donne più incisive nella realtà attuale angolana. Articolati su tre livelli – arricchiti di pannelli espositivi, installazioni interattive, realtà aumentata, video, proiezioni – i temi delle risorse naturali del paese, le forme di sostentamento alimentare, la cucina angolana e i metodi di trasformazione e conservazione del cibo.