La Spuma, come oggi la conosciamo, nasce nei primi anni venti, e nel 1925 la spuma della Paoletti bibite di Ascoli Piceno già vinceva a Bruxelles un concorso internazionale. Si tratta di una bevanda analcolica prodotta prevalentemente nel Settentrione, la quale è sempre stata considerata una bevanda “povera” in quanto economica ed alla portata delle tasche di tutti, dall’anziano al bambino. Era possibile, infatti, spezzare i caldi pomeriggi d’estate sorseggiandone un bicchiere in diversi locali, dalle vecchie trattorie ai bar dell’oratorio. Ad esempio, in Toscana, era abitudine ordinare un “mezzo e mezzo”: un bicchiere di spuma e vino rosso.
Dar vita a questo particolare soft drink non era poi così difficile: bastava mescolare acqua gassata, zucchero, caramello ed aromi vari tra cui, succo di limone, infuso di scorze di arancia, rabarbaro, vaniglia e spezie. I tipi di Spuma più comuni erano la classica “bionda” e la rivoluzionaria “scura”, che le maggiori ditte produttrici avevano creato con un gusto proprio, particolare e molto dissetante. Ad esempio, negl’anni ‘60 tutti i bar della Penisola cominciarono a servire quella che una volta era chiamata la “Nera”, ovvero la Spuma Scura: nonna della Coca Cola e mamma del Chinotto. Prodotta per la prima volta nel 1938 dall’azienda Spumador, era stata realizzata con l’infusione di 17 aromi differenti, i quali sono rimasti tutt’ora segreti.
Oggi, tra i diversi produttori di Spuma possiamo citare la Baladin, la quale per la produzione della Spuma Scura utilizza: chinotto, radice di rabarbaro (ma solo la frazione rosa) ed un infuso di scorza di arancia e vaniglia. Naturalmente il tutto unito ad acqua gassata, zucchero e caramello. Detto questo, per gli amanti del Lounge Bar, non esistono ancore cocktail degni di nota che possono vantare tra gli ingredienti tale prodotto, che, come già accennato, è sempre stato il soft drink preferito dal “popolo”.