É uno dei miti intorno al quale ruota la vita sessuale di ogni giovane donna. Si tratta della verginità, uno stato fisico con il quale le donne vanno incontro al primo rapporto sessuale, glorificato dalla letteratura, sottolineato dalla prevenzione in termini di salute sessuale e atteso con trepidazione da molte giovani donne.
Eppure, il suo ruolo non è mai stato messo in discussione come oggi. Secondo uno studio condotto dalla British National Survey of Sexual Attitudes and Lifestyles, il 42% delle donne rimpiange la prima volta, mentre solo il 20% degli uomini pensa lo stesso. Quali sarebbero quindi le ragioni di una tale asimmetria? Prima di tutto, la differenza nel desiderio e nella motivazione tra i due sessi. Il 22% ha infatti dichiarato di ritenere che il loro partner fosse più desideroso di avere un rapporto del genere, contro solamente il 7% della percentuale maschile.
Secondo motivo sarebbe poi una generale condizione di mancanza di libertà nella scelta di concedersi, dovuta a un generale annebbiamento dovuta all’assunzione di alcol e altre sostanze, o per una pressione sociale dettata da standard distorti. Infatti il 16% delle donne, ha dichiarato di aver sperimentato il primo rapporto per entrambe le cause sopracitate, piuttosto che secondo una libera scelta personale.
Alla luce di quanto è emerso però, numerosi opinionisti suggeriscono come continuare a elevare la verginità come momento speciale, unico e irripetibile, sia qualcosa che fa male soprattutto alle donne. Infatti secondo Rebecca Reid del Telegraph, abituare le giovani donne a vivere la verginità come qualcosa che, in primo luogo, viene perso, quindi in ottica negativa, e a considerarlo come evento unico nella storia di una donna, sarebbero entrambe componenti che contribuirebbero in maniera decisiva a fare delle prima volta una cocente delusione. Va quindi ribaltata la prospettiva, e riconsiderato il primo incontro con l’altro sesso come una prima pietra nella scoperta di una sessualità piena e tutta da percorrere.
