L’Italia si sa, è una delle indiscusse capitali della moda, patria di innumerevoli stilisti che, con le loro collezioni, fanno gola alle fashion addicted di tutto il mondo. Secondo una recente rilevazione ISPO condotta in 6 Paesi UE, a quanto pare il Belpaese sta facendo parlare di sé per un vanto, quello di avere un popolo particolarmente sensibile che, quando si tratta di fare acquisti, tende sempre più a indirizzarsi verso capi privi di materiali di origine animale portando così a registrare una crescente domanda di moda responsabile che, oltre a puntare al bello, riflette anche sull’importanza della parola rispetto.
Leggi anche Il gruppo Inditex dice no alla lana d’angora
Proprio questa la filosofia che ha portato la Lav a ideare il progetto “Animal Free Fashion” attraverso il quale si intende dare una risposta a chi ama vestire sì con stile, ma soprattutto in maniera etica: il mercato mette a disposizione una vasta gamma di soluzione alternative, naturali (vegetali) o artificiali e sintetiche come rayon, viscosa, alcantara, jersey, poliuretano, lino etc. Il consumatore attento non vuole essere complice di quello scempio che, ogni anno, vede almeno 70 milioni di animali allevati e 10 milioni catturati in natura al fine di soddisfare i capricci della moda: basta a pellicce, pelli, piume e fibre animali, è tempo di aprire gli occhi e smettere di fare shopping in maniera superficiale bensì le scelte di acquisto devo orientarsi su capi e accessori la cui produzione non abbia comportato alcuna forma di sfruttamento animale. “Con questo progetto abbiamo tracciato una strada che invitiamo ad intraprendere a tutte le aziende moda volenterose e attente alle implicazioni etiche delle loro produzioni: un’opportunità, peraltro gratuita, per distinguersi nel mercato”, dichiara Simone Pavesi, Responsabile Moda Etica LAV.
Leggi anche Fur Free, il sì di Zara e Berskha
Grazie a questa interessante novità è stato istituito il “Rating AFF”, ovvero il primo rating etico per la valutazione delle aziende basato sul non utilizzo di materiali di origine animale; l’azienda che ha detto no alle atrocità raggiunge così la valutazione V, VV, VVV, VVV+: questi sono i quattro step che stanno a indicare la sostituzione della “pelliccia animale” al primo livello, “piume” al secondo, passando poi alla seta e pelle e, in ultimo alla lana. Insomma più materiali animali un’azienda s’impegna a non utilizzare, migliore sarà il livello di rating raggiunto, condicio sine qua non per avvalersi del marchio Animal Free per etichettare i propri capi o linee di prodotto che sono già privi di materiali di origine animale.
Tra essi ad esempio figura Save The Duck, famoso marchio italiano dei piumini senza piume, i cui capi sono completamente privi di pelliccia, piume, pelle, seta e lana, una scelta che sta a cuore all’azienda che intende sottolineare l’importanza di scegliere una moda sempre più responsabile ed etica.
“Per Save the Duck è un riconoscimento molto importante. Avere la certificazione LAV è uno dei tanti traguardi che ci siamo posti quando abbiamo iniziato a creare i nostri piumini duck free. Da sempre rispettiamo il mondo animale e continueremo a farlo”, dichiara l’azienda.
Al fine di controllare i nomi delle marche animal free e visionarne i prodotti, è possibile consultare il sito internet dell’iniziativa www.animalfree.info, disponibile in inglese, cinese, russo e italiano, una vera e propria vetrina virtuale dedicata a chi ama fare shopping on line: si possono trovare realtà come Asos a Zalando, da Zara passando per Oysho, Bershka, H&M, Geox fino a Elisabetta Franchi e tanti altri.