Fino al 5 Luglio l’Appartamento del Doge a Palazzo Ducale ospiterà la mostra “Henri Rousseau. Il candore arcaico”, un’occasione unica e molto attesa in Laguna per conoscere una delle figure più singolari della pittura della fine del XIX secolo.
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L’arte di Henri Rousseau (Laval, 1844 – Parigi, 1910), famoso per le atmosfere oniriche, le foreste e i paesaggi incantati, è espressione di un fenomeno che non ha paragoni nel campo dell’arte tra Otto e Novecento. Un artista a lungo snobbato dalla critica ma apprezzato da chi intravide nell’esigua produzione dell’enigmatico “Doganiere” i germi di una modernità ingenua e rivoluzionaria, capace di ispirare maestri di più chiara fama.
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Rousseau fu attivo nel periodo delle rivoluzionarie avanguardie storiche e per lungo tempo la sua opera venne male interpretata. L’esposizione, resa possibile dalla collaborazione scientifica e dai prestiti eccezionali dei Musées d’Orsay et de l’Orangerie di Parigi e dal patrocinio della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Venezia e Laguna, richiama a Palazzo Ducale oltre cento opere (40 di Rousseau e 60 di confronto) provenienti dalle più importanti istituzioni internazionali proprio per presentare i frutti di una ricerca iniziata più di tre anni fa e mirata a collocare nella giusta posizione critica e storiografica l’arte del pittore, riconoscendole il ruolo di riferimento per intellettuali come Apollinaire e Jarry, collezionisti come Paul Guillaume e Wilhelm Uhde, e per pittori come Cézanne e Gauguin, Redon e Seurat, Morandi e Carrà, Frida Kahlo e Diego Rivera, Kandinskij e Picasso, tutti presenti per dialogare con i dipinti realizzati dal Doganiere nella breve stagione creativa compresa tra il 1885 e il 1910.
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Un percorso espositivo solido aperto a diversi livelli di lettura anche emozionali della vicenda di un artista solitario ma determinante nella storia dell’arte moderna e contemporanea. Accanto ai maestri del Novecento in mostra anche una raccolta di lavori esemplari di antichi artisti come Liberale da Verona, il Maestro della Fruttiera Lombarda, Giovanni di ser Giovanni detto lo Scheggia e Francisco Goya, spunto per indagare l’aspetto dell’ispirazione all’arcaismo che nei secoli corse parallela al classicismo e che in Rousseau trovò nuova sintesi attraverso un modello di realismo candido, essenziale e virginale che permise alle successive avanguardie di ripartire da una strada incontaminata.
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Un evento mai realizzato prima d’ora in Italia, che attraverso otto sezioni tematiche consente di ammirare alcuni dei più celebri capolavori del pittore francese, come il celebre Io: ritratto-paesaggio (1889-90), che l’artista considerava il primo “ritratto-paesaggio” della storia dell’arte, Il cortile (1896-98) acquistato personalmente da Kandinsky ed esposto nella prima mostra del Blaue Reiter a Monaco, La guerra o la cavalcata della Discordia (1894) dipinta da Rousseau con quello sguardo innocente che Ardengo Soffici, suo grande estimatore, definiva ricco di “ingenuità da bambino”.
FOTO: PICASSSO E I SUOI CAPOLAVORI
Un “candore arcaico” che emerge anche nelle opere dedicate alla natura selvaggia e nelle famosissime giungle, di cui ben sei sono in mostra – dalla bellissima Incantatrice di serpenti (1907) al Cavallo assalito da un giaguaro (1910) – come pure nei più bucolici paesaggi di campagna e di città. Quindi, le nature morte e la serie sorprendente dei ritratti maschili e femminili (spesso di amici o familiari), che mostrano anche la capacità di Rousseau di cogliere la vita della piccola borghesia, protagonista della placida e apparentemente innocua periferia cittadina, e la forza identitaria di un artista assolutamente unico e originale.
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Proprio per sottolineare ancora una volta l’importanza e l’impatto che la produzione artistica di Rousseau ebbe nell’ambiente intellettuale della Parigi di inizio Novecento, nel percorso della mostra il visitatore rivivrà l’emozione del famoso banchetto che Pablo Picasso organizzò in onore del Doganiere nel 1908, in occasione dell’acquisto del Ritratto di donna. Il dipinto di Rousseau è esposto di fronte alla La bouteille de Bass di Picasso, in una stanza animata dalla recitazione del poema che Guillaume Apollinaire dedicò a Rousseau durante il celebre banchetto e immersa nella musica del valzer “Clemence”, composto dallo stesso Doganiere e suonato in quell’occasione.
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mostrarousseau.it