La divina Catherine compie gli anni, e come le è consono, lo fa in silenzio e in una modalità low profile che ha da sempre contraddistinto il proprio stile sobrio e intellettuale degno di un giovane mebro dell’elite belga. Sì perché Catherine nasce il 3 aprile di settant’anni fa a Boulougne-Billancourt all’interno di una famosa e ricca famiglia belga. L’Italia, vista dal paese fiammingo, è un posto lontano da guardare attraverso il filtro dell’arte e della creatività.
Ma nel 1960, a soli quindici anni, Alberto Lattuada la fa recitare nel film “I dolci inganni”, una pellicola dove esordisce nel ruolo di un’adolescente androgina e peccaminosa. E’ uno choc, sia per la tematica affrontata, sia per il cambiamento rispetto al modello di bellezza da sempre conclamato nelle pellicole nostrane.
Dove prima c’era il fascino mediterraneo, c’è posto ora per la bellezza algida, un po’ fredda e altera della bella Catherine, e gli italiani, nemmeno a dirlo, si innamorano perdutamente dell’affascinante snob venuta dal freddo. Da lì sarà tutto un recitare con i maggiori registi italiani, Dino Risi, Sergio Sollima, Mario Monicelli, Marco Ferreri e di recente, anche Paolo Virzì. Eppure, persino il piccolo schermo la reclama con determinazione.
Dal 1988 al 2002 la Spaak è la padrona di casa di Harem, il talk show di Rai 3, che per più di dieci anni, fu il salotto segreto di confessioni e dichiarazioni tra donne sofisticate e intelligenti. E questo solo per arrivare alla seconda vita di Catherine.
Nella terza, alla soglia dei settanta, l’attrice ha di recente sposato un compagno più giovane di lei di 18 anni, Vladimiro Tuselli, e partecipato alla sfida del reality show, prima a Ballando con le stelle nel 2007, poi a L’Isola dei Famosi nel 2015. Sempre a modo suo però. Infatti l’attrice ha abbandonato l’edizione alla prima puntata del programma condotto dalla Marcuzzi, sostenendo di non sentirsi a proprio agio nel format. Troppo nazionalpopolare come contenuti per la raffinatezza di una borghese affascinante e colta? Può essere, ma il pubblico, ancora una volta, è dalla sua parte.